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Intercettazioni alla Camera il 29 luglio. Il Pdl litiga ancora

Ddl in aula dopo l'esame della manovra economica. Fini: "È irragionevole. Il voto finale forse andrà a settembre"
di Tatiana Necchi mercoledì 30 giugno 2010

3' di lettura

Il disegno di legge sulle intercettazioni sarà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio. Forse il 28. Ma comunque al termine dell’esame da parte di Montecitorio della manovra economica. Questa è la decisione della conferenza dei capigruppo che si sono riuniti questa mattina. La proposta di calendarizzazione del provvedimento è stata fatta dalla maggioranza ma l’opposizione ha espresso opinione contraria e il Presidente Gianfranco Fini ha affermato di aver "preso atto dell’opinione prevalente dei  gruppi". Irragionevole testo a luglio - Dopo la riunione dei capigruppo della Camera, Fini, ribadendo che mettere in calendario quel testo a fine luglio «è solo un puntiglio» ha sottolineato anche che calendarizzare a fine luglio di ddl sulle intercettazioni «è irragionevole», considerato che il voto finale è probabile che finisca comunque a settembre e che alla Camera probabilmente ci saranno modifiche.  Tuttavia, ha precisato Fini secondo quanto viene riferito da chi era presente alla conversazione, che questo ragionamento politico non lo autorizzava a mettere il testo direttamente nel calendario di settembre: facendolo sarebbe «venuto meno al proprio dovere istituzionale» visto che la maggioranza dei gruppi chiedeva l'esame del testo a luglio. Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, afferma: «Sulla questione delle intercettazioni e cioè, è sempre bene ricordarlo, sulla necessità di garantire il diritto costituzionale alla riservatezza, travolto da anni e anni di violazioni del segreto istruttorio e di uso di fatti personali per ferire l’immagine delle persone, il Popolo della Libertà si è espresso. Lo ha fatto con un voto unanime in Ufficio di presidenza, alcuni giorni fa». Discussioni - La decisione ha dato luogo ad una accesa polemica.  «Il provvedimento non verrà mai votato a luglio, potrebbe esserlo in agosto: una cosa priva di logica - ha detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini - È una scelta che comprime i tempi per l’esame della manovra, una forzatura che intasa il calendario parlamentare. Anche perché, sono pronto a scommettere, il provvedimento cambierà e decideranno di votarlo a settembre». Poi ha anche detto: «Sarà un inferno er la maggioranza, tra l’approvazione della manovra e la pretesa di voler fare le intercettazioni. Questo ci spinge a una opposizione durissima e intransigente. Ed è giusto che anche l’opinione pubblica faccia sentire la sua voce. È una vergogna: di fronte a tutti i problemi degli italiani la priorità unica per Berlusconi e la maggioranza resta il provvedimento sulle intercettazioni». Replica a Franceschini - A Franceschini ha replicato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: «Non c'è nessuna prova di forza. Le intercettazioni sono state in commissione 14 mesi, sono in terza lettura, sono in corso le audizioni. È nell’ordine delle cose che arrivi in aula a luglio e, con i tempi contingentati, si potrà votare ad agosto. Il termine   forzatura è assolutamente improprio». Serve ragionevolezza - Michele Vietti, capogruppo dell’Udc, ha spiegato: «Noi siamo stati sempre disponibili, ma farne una questione di puntiglio, irrigidendosi sul calendario con la forzatura del voto in agosto, rischia anche l’irrigidimento politico. Maggioranza e governo vogliono  fare a braccio di ferro, ma sappiamo che la legge sarà cambiata, tornerà al Senato e non potrà essere votata ad agosto. Non si capisce il senso di questa forzatura. Mi auguro che maturi ragionevolezza». Rischi per la libertà di stampa - «Spostare oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela della riservatezza, tutto a favore della riservatezza, può giustificare che da molte parti si affermi che, così facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa». Nella sua relazione sull'attività del 2009, il Garante della Privacy Francesco Pizzetti, dedica ampio spazio al tema delle intercettazioni, pur premettendo di volersi «rigorosamente» astenersi dall’intervenire, perché «inopportuno». Per Pizzetti, nel fare riferimento alla privacy «in tale contesto ci si riferisce non alla tutela in concreto e rispetto a casi specifici di questo diritto, quanto piuttosto a una difesa anticipata, disposta in via generale e astratta, nei confronti di qualunque dato raccolto, nel presupposto, in ragione della natura dello strumento di indagine usato, debba sempre prevalere la tutela di questi dati perchè raccolti nell’ambito di conversazioni tra persone». Si tratta «di una scelta impegnativa che, proprio perché effettuata in via generale e astratta, e prescindendo dal contenuto dei dati raccolti, sposta il cursore tutto a favore dei limiti della riservatezza».

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