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Micaela Ramazzotti al Premio Afrodite: "Sono molto onorata e sono emozionatissima"

Annamaria Piacentini
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IL PREMIO AFRODITE si conferma l'appuntamento più importante dell’anno, perché dedica all'universo femminile, tra cinema, fiction, cultura e creatività, un importante impegno anche sociologico.  In questo momento in cui la violenza sulle donne è diventata un fardello che non si può più tollerare, ci sono Donne capaci di celebrare l'eccellenza riunendo in quel mondo fatto di incontri e di messaggi utili a contrastare questo orrore italiano. Il premio è nato vent'anni fa, e se resiste ancora, e con successo, è solo perché si impegna in molti settori. Un incontro magico che ha visto nascere tra le professioniste dello spettacolo armonia e collaborazione che merita di essere raccontata: da Cinzia Th Torrini, a Patrizia Biancamano, da Cristina Zucchiatti, a Donatella Senatore, donne capaci di dare voce partendo anche dalla parità di genere nel mondo del cinema. Vediamo le motivazioni: A Paola Cortellesi che alla sua prima regia ha raccontato nel film “Un altro domani”, la violenza domestica puntando a Greta Scarano che dice: “Sono passata dalla moglie in crisi, all'avvocato della serie tv Circeo. Ho 37 anni, faccio anche la regista che è come l'attrice...cerca di raccontare ciò che mi sta a cuore”, a Carolina Crescentini, interprete del corto diretto da Giovanna Mezzogiorno “Unfitting”, che commenta: “Una storia che è nata dal rifiuto ricevuto sui vari set dalla protagonista, oramai c’è un pregiudizio del corpo delle donne. Nel corto Carolina dice alla costumista: porto la 38 e neanche la terza di seno. E l'altra risponde: “allora vai a rifarti le tette”. Incredibile! “E poi, Barbara Ronchi, migliore attrice (in uscita a giugno con “Non riattaccare”, ad Alessandra Mastronardi, assente giustificata, e Pilar Fogliati che ha scritto e recitato nel bel film di Giovanni Veronesi Giulietta è Romeo, a Gaia Gerace per “I girasoli “e Milena Mancini, per “Sposerò Biagio Antonacci”, contro la violenza sulle donne, fino a Chiara Rapaccini per il libro “Mio amato Belzebù, l'amore Dolce Vita con Monicelli e Company”. Premio alla Carriera a Elda Ferri. Il Premio Afrodite è andato anche a Micaela Ramazzotti, già vincitrice del Leone del pubblico al festival del cinema di Venezia (2023) per “Felicità” dove è interprete e regista. Ed è stata la più applaudita, Perché, oltre ad essere una brava attrice è una donna splendida, semplice e sincera. Lei sa cosa significa credere nella vita.  La serie romantica su Sky “Un amore”, dove è protagonista con Stefano Accorsi, sta ottenendo un ottimo successo. Si parla di sentimenti, tra Alessandro (Accorsi) e Anna (Ramazzotti). Ricordando che l'amore è una scelta. Non programmabile.

Micaela, ritira il Premio Afrodite per “Felicità”, il suo primo film da regista. Ma anche  per l'umanità della storia che racconta. Cosa prova?

“Sono molto onorata e sono emozionatissima. Mi piace Desirèe (nel film) è coraggiosa una che sta per prendere il treno della libertà, della forza”.

E per Micaela, cos'è la libertà?

“Fare una scelta per sentirmi libera anche quando devo abbattere le mie paure. Penso che faccia parte della tua etica e racchiude tante cose, anche quelle più complicate”. Bisogna prendersi un po' in giro anche quando si parla di libertà”.

La felicità?

“Va cercata, curata, bisogna volerle bene. Quando arriva”.

Che ruolo vorrebbe interpretare in futuro?

“Forse un ruolo comico, del resto è così che ho cominciato. Era in un film con Carlo Verdone si intitolava “Zora la vampira”. Vediamo cosa accade”.

 

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