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La Regione Puglia vuole scippare un polo d'eccellenza ai privati

Claudia Osmetti
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È un braccio di ferro. Che, però, quando riguarda (come in questo caso) la sanità, solo un braccio di ferro non lo è mai. Perché nel mezzo ci sono loro, i lavoratori e (soprattutto) i pazienti del presidio ospedaliero di riabilitazione ad alta specialità di Ceglie Messapica (Brindisi), gestito dalla Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica: 10mila metri quadrati, 105 posti letto per il ricovero ordinario e il day hospital, 60 dei quali per la neuroriabilitazione delle gravi cerebrolesioni acquisite e 45 per il recupero e la rieducazione funzionale. Una struttura d’eccellenza che, tuttavia, da qualche tempo è travolta dalla bufera. Politica, per giunta.

Da una parte la Fondazione San Raffaele che da 24 anni la gestisce con successo (e con tanto di scritta a caratteri cubitali sopra alle porte scorrevoli azzurre dell’entrata principale), e dall’altra la Regione Puglia che ora, quasi di punto in bianco, col consigliere dem Fabiano Amati, è decisa a porre fine a questa “sperimentazione gestionale” e a riportarla all’interno degli ingranaggi del servizio pubblico.

La versione breve è che lo scontro si è aperto quando Amati, a fine maggio, ha proposto una legge regionale per l’internalizzazione del centro con l’intento, dichiarato, di ristabilire la presenza diretta della Asl brindisina dentro le sue corsie. La versione lunga è un po’ più complessa perché comprende una doppia impugnazione (la prima da parte del governo di Roma di fronte alla Consulta; la seconda, sul subentro della Asl e sulla nomina del nuovo direttore sanitario, da parte della Fondazione al Tar), una sospensiva decisa dalla giustizia amministrativa di Lecce nonché una camera di consiglio che verrà riunita tra qualche dì, cioè a settembre, e addirittura un fascicolo aperto in procura, a Brindisi, che per il momento non è riuscito a indicare né ipotesi di reato e men che meno indagati ma che, insomma, qualche grattacapo (e annesse accuse rimandate al mittente) pure le solleva.

Della serie: Amati ha segnalato possibili illegittimità tra la Fondazione e la Asl, la Regione ha puntato il dito sulla gestione dei ricoveri; epperò la stessa Fondazione San Raffaele ha ribadito «di essersi anch’essa rivolta, ben prima, alla procura con ben quattro dettagliate segnalazioni su atti, fatti e comportamenti lesivi dei propri diritti». Perché il neo assessore alla Sanità tace e lascia il palcoscenico ad Amati? Del resto, la competenza è sua. Ma il dato politico, probabilmente, è il meno.

Certo, passa tutto da lì e ignorarlo non risolve il problema, però il problema, forse, è anche un altro. Ed è che il centro risvegli di Ceglie è da sempre ritenuto all’avanguardia, con personale preparato (al punto che anche la Fials, la Federazione italiana delle autonomie locali e della sanità, intervenendo con un comunicato che si dice preoccupato «dal modo in cui la questione viene strumentalizzata per fini propagandistici», ha ammesso di riconoscere «i 24 annidi gestione di eccellenza della Fondazione San Raffaele, nonostante le innumerevoli criticità emerse negli ultimi anni»).

Sul personale (dopo un sit-in organizzato, nelle scorse ore, dalle sigle sindacali Fp Cgil Brindisi, Cisl Fp Taranto e Brindisi e Uilfpl Brindisi e al quale ha partecipato anche uno scatenatissimo Amati) la Fondazione San Raffaele ha spiegato: «Proprio dai provvedimenti regionali, privi di copertura economica e sottoposti al vaglio della Corte Costituzionale e delle delibere della Asl, viene messa in discussione la loro continuità lavorativa».

Sul possibile subentro della gestione pubblica, al netto delle difficoltà che evidentemente sta riscontrando, andrebbe aggiunto che la sanità pugliese, quest’estate, di casi finiti sotto osservazione ne ha avuti più d’uno, a cominciare dalla bimba di nove anni che, per operare una necrosi a un muscolo del gluteo è dovuta andare a Roma dato che al Perrino, tra ferie e permessi per malattia il personale era sotto organico, e per finire con l’anziano di 90 anni ricoverato d’urgenza dopo una frattura al femore però in una stanza senza aria condizionata e non sanificata (entrambi gli episodi, sarà solo un caso per carità, sono avvenuti nella Asl di Brindisi). A ogni modo dalla San Raffaele hanno fatto sapere di avere «piena fiducia nella magistratura» e di ribadire «la richiesta di un tavolo tecnico, che è stato sin qui negato dalle istituzioni regionali, con tutte le parti coinvolte che possa affrontare con serietà e serenità tutta la vicenda».

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