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Dl Energia, dopo tanto rumore è il momento del fact checking

lunedì 3 marzo 2025

2' di lettura

Il tanto atteso decreto sulle bollette è arrivato venerdì scorso, con interventi per circa 3 miliardi di euro indirizzati ad aiutare famiglie e piccole e medie imprese. Secondo i dati diffusi sabato dalla CGIA di Mestre, sono proprio queste categorie che subiscono maggiormente l’effetto dei rincari, con le PMI che pagano l’energia 2,5 volte di più rispetto alle grandi aziende e 2,4 milioni di famiglie in povertà energetica.

Ora si può riflettere più serenamente sull’acceso dibattito che ha accompagnato il percorso verso il decreto, alimentato in particolare dall’opposizione e da alcuni grandi gruppi industriali. Lo ha fatto Giovanni Pons sulle pagine de “la Repubblica” evidenziando come nonostante l’Italia produca circa il 40% della propria energia da fonti rinnovabili, non sia in grado di garantire prezzi più bassi in momenti di tensioni internazionali, a causa della sua eccessiva dipendenza dal gas. La soluzione tanto invocata in queste settimane, il cosiddetto "disaccoppiamento dei prezzi" (cioè la modifica del meccanismo che lega i prezzi delle diverse fonti) è impraticabile, in quanto il meccanismo è uguale in tutta Europa. Anche l’Agenzia per la Cooperazione fra i Regolatori dell’Energia (Acer) ha sollevato perplessità sull’efficacia di soluzioni simili, e paesi come la Spagna e il Portogallo le hanno abbandonate perché ottenevano effetti opposti a quelli sperati.

La lente di Repubblica si sofferma anche sulle richieste da parte delle aziende che consumano grandi quantità di energia per le proprie attività, i cosiddetti “energivori”. Nonostante si siano fatti sentire a gran voce invocando interventi urgenti, sono proprio loro i soggetti che da anni ricevono cospicui aiuti per le loro forniture elettriche, pagati dai consumatori nelle bollette. Se a questo aggiungiamo che proprio il ramo energy di Duferco, società che opera nell’acciaio di proprietà di Antonio Gozzi, è quello che genera la maggior parte dei profitti del gruppo, pari a 450 milioni di dollari nel 2023, è chiaro che nel dibattito c’è chi predica bene e razzola male.

Secondo Elettricità Futura, che in Confindustria rappresenta le società elettriche, le rinnovabili sono la soluzione: aumentare la produzione da solare, eolico e idroelettrico ridurrebbe la dipendenza dal gas con conseguente abbassamento delle bollette. Tra gli interventi più rapidi ed efficaci, Elettricità Futura ha proposto contratti a medio termine per acquistare energia prodotta da rinnovabili e acceso un faro sulla necessità di efficientare e potenziare gli impianti esistenti. È cruciale in questo senso risolvere il nodo delle concessioni idroelettriche, scadute o in scadenza, che dovrebbero essere assegnate tramite gare, senza reciprocità con altri paesi. Il Ministro Tommaso Foti ha sottolineato che il Governo sta cercando di correggere la situazione: alle gare si potrebbero infatti aggiungere altre opzioni, come la possibilità di concedere una nuova assegnazione se l’attuale gestore presenta un piano di investimenti. Questa strada potrebbe sbloccare un potenziale di investimenti per il settore stimati intorno ai 15 miliardi, con benefici per i territori e per le bollette degli italiani.

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