Giuseppe Ligotti, consulente aziendale con un passato da dottore commercialista, oggi specializzato nell’efficientamento dei costi del personale e nell’implementazione di strumenti innovativi come il welfare aziendale. Una figura che si muove con competenza tra normative, dinamiche organizzative e trasformazioni digitali, forte di un percorso professionale articolato e coerente.
Ligotti esordisce ripercorrendo i primi passi della sua carriera: "Dopo la laurea in Economia Aziendale, ho iniziato la mia attività presso uno Studio commerciale di Cologno Monzese, dove ho maturato le mie prime esperienze professionali".
Da lì, il passaggio al mondo associativo avviene quasi naturalmente: entra in FederLavoro, associazione di rilievo nazionale, e nel 2018 entra a far parte del Comitato Tecnico Scientifico di Conflavoro Nazionale, dove si occupa di gestioni sindacali. "Già allora avevo iniziato ad approfondire il tema della gestione del personale, sfruttando le competenze maturate nel controllo di gestione e nell’analisi dei costi".
Oggi, come consulente, il suo focus è chiaro: supportare le aziende nel contenimento dei costi del personale, senza però intaccare il potere d'acquisto dei lavoratori. "La mia attività, si basa sull’adozione di politiche attive e strumenti previsti dal nostro ordinamento, come il welfare aziendale, che resta tuttora uno strumento poco conosciuto nella sua portata più ampia".
Parlando di evoluzione del lavoro, Ligotti individua nella formazione continua la chiave di volta. "Siamo nel mezzo di una transizione epocale. Se da un lato persistono strumenti ormai rigidi e obsoleti, dall’altro si fanno strada innovazioni straordinarie, come l’intelligenza artificiale. Ma non c’è motivo di temere, le persone non verranno sostituite, purché si formino per stare al passo". L’esempio, secondo lui, arriva dalla storia: "Anche con la rivoluzione dei computer si parlava di sostituzione dell’uomo, ma non è stato così. I PC hanno migliorato i processi, non li hanno eliminati. Lo stesso avverrà con l’IA: semplificherà, agevolerà, ma sempre con l’intervento umano a guidarla".
La formazione, però, non può essere lasciata al caso. "Serve un investimento culturale a tutti i livelli, dai CFO ai manager, fino all’ultimo addetto in azienda. Tutti devono aggiornarsi, comprendere nuove tecnologie, partecipare al cambiamento. Solo così si colmerà il divario tra la tecnologia disponibile e la sua reale applicazione". Per Ligotti il fattore umano resta l’elemento decisivo. “Le aziende devono capire che le persone sono l’asse portante dell’impresa. Non sono i capitali o i macchinari a fare la differenza, ma la capacità di valorizzare il capitale umano. Investire nelle persone oggi significa garantire solidità e crescita domani".
Una visione lucida e pragmatica, quella del consulente, che ribadisce con forza un messaggio tanto semplice quanto urgente: non si cresce senza formazione, non si innova senza fiducia nelle persone.