Il provvedimento, entrato in vigore il 6 Giugno 2025 con la pubblicazione sul sito del Ministero della Cultura, va a modificare i criteri di assegnazione e riconoscimento del tax credit per le aziende cinematografiche e dell’audiovisivo. Il provvedimento del Ministero della Cultura si pone come obiettivo quello di correggere alcune distorsionidella normativa e parimenti raggiungere maggiore equità, efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse pubbliche, attraverso un utilizzo più rigoroso delle stesse.
Analizzando nello specifico il decreto, vengono ridefiniti i requisiti da soddisfare per la richiesta del credito d’imposta per le opere cinematografiche, televisive e web, documentari, animazione, cortometraggi e videoclip e soprattutto vengono introdotti due nuovi obblighi per i beneficiari della misura fiscale. Il primo obbligo attiene alla trasparenza delle spese di produzione. Ai fini di una maggiore tracciabilità dei costi, le fatture, i documenti di spesa e la documentazione attestante i pagamenti di importo superiore ai 1.000 euro dovranno ora riportare obbligatoriamente l’indicazione del titolo dell’opera a cui si riferiscono. In precedenza era sufficiente l’attestazione del revisore dei conti della società produttrice per annoverare il costo tra quelli imputabili alla produzione di un’opera cinematografica.
Il secondo obbligo introdotto dal decreto è in capo al produttore beneficiario del credito di imposta. Viene richiesto di reinvestire entro cinque anni dal suo riconoscimento una quota dei proventi dell’opera nello sviluppo, nella produzione o nella distribuzione in Italia e all’estero di una o più nuove opere difficili, ossia, secondo la definizione del decreto, documentari; cortometraggi; opere prime e seconde; opere di giovani autori; opere di animazione non in grado di attrarre risorse finanziarie significative dal settore privato; con un costo di produzione inferiore ai 3.500.000 euro, ridotto a 1.000.000 euro per i documentari e 200.000 euro per i cortometraggi. Sono inoltre classificate come opere difficili sia i film che hanno ottenuto contributi selettivi, sia i film con un costo di produzione inferiore ai 3.500.000 euro, sia i film distribuiti in meno del 20% degli schermi attivi e che, in tutti e tre i casi, non siano in grado di attrarre risorse finanziarie significative dal settore privato.
Al contempo il decreto elimina alcuni vincoli che erano stati molto criticati da chi lavora nel settore: il primo è quello che imponeva di avere un contratto già firmato con una delle maggiori società di distribuzione italiane, e che rischiava quindi di penalizzare molto i produttori più piccoli e indipendenti; il secondo è quello che obbligava a dimostrare che il 40 per cento della produzione cinematografica fosse coperto da risorse private (nelle quali ora rientrano anche i fondi regionali, come richiesto da molte produzioni).Viene inoltre ridotto il numero di proiezioni obbligatorie da effettuare in sala (da 1.200 a 600 per le produzioni con un costo inferiore ai 3,5 milioni di euro). Non manca inoltre nel decreto l’aspetto sanzionatorio. Viene infatti introdotta la sanzione dell'esclusione per cinque anni dal tax credit per i beneficiari colpevoli di dichiarazioni mendaci, omessa documentazione o falsa documentazione o inadempienti riguardo l'obbligo di reinvestimento in opere difficili. Si tratta di un provvedimento da accogliere senz’altro con favore che si pone come obiettivo quello di riformulare le regole del tax credit, superando le inefficienze per l’industria cinematografica. Il Cinema rappresenta una strumento fondamentale per la diffusione della cultura e per l’occupazione dei tanti che lavorano nel settore e questo Decreto del Ministero della Cultura dimostra di tenerlo in grande considerazione.
Claudio Vinci - Consigliere Giuridico Ministro della Cultura