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Truffe estetiche, dr. Giulio Lotti: "Ecco perché la crio non elimina i buchi della cellulite"

lunedì 18 agosto 2025

2' di lettura

Creme, massaggi, sedute che “congelano” il grasso, carbossiterapia, mesoterapia o mesi se non anni di palestra: per molte donne i buchi della cellulite restano. «Non è colpa delle pazienti: spesso si punta al bersaglio sbagliato», spiega il dott. Giulio Lotti. Il bersaglio, dice il Dott. Giulio, non è il grasso ma i tiranti che ancorano la pelle in profondità, un po’ come i bottoni del divano chesterfield. «Se non allenti quei tiranti, la superficie non si liscia. Ridurre l’adipe può migliorare il profilo, ma i buchi restano».

Perché il freddo non basta
 La criolipolisi lavora sul grasso. I “buchi”, però, dipendono da corde sotto-cutanee che non vengono toccate. Da qui l’effetto deludente: meno volume, stessi avvallamenti.

Cosa fa chi agisce sul meccanismo giusto
Il Dott. Lotti affronta gli avvallamenti con un protocollo mirato che lui chiama “Anti-Chesterfield”: una liberazione selettiva dei tiranti tramite micro-gesti in anestesia locale in ambulatorio, seguiti — quando serve — da piccoli aggiustamenti delle forme (ridurre dove eccede, riempire dove manca) per uniformare l’area. «Prima, però, la selezione adeguata solo di chi davvero ne ha bisogno. Se non ne ha, preferisco dire no» tiene a specificare.

I quattro effetti pratici per le lettrici
•​Denaro. Evita cicli di trattamenti nati per il grasso quando il problema sono i tiranti. «Una valutazione corretta riduce le spese a vuoto: si investe su ciò che colpisce la causa».
​•​Tempo. Mesi di palestra migliorano salute e tono, ma non sciolgono i tiranti. Un intervento mirato e un breve percorso di cura della pelle tagliano i tempi morti.
​•​Riduzione del Rischio di mancato beneficio. Selezione dei casi, istruzioni chiare e controlli programmati. «Il mio ruolo è anche dire no quando un trattamento non porterebbe beneficio: è una protezione, non un rifiuto».
​•​Status e autopercezione. Quando i tiranti vengono allentati e la pelle lavora meglio, l’effetto non è “da filtro”, ma concreto: più agio in costume, con una gonna, allo specchio.

Metodo e trasparenza
La sequenza è semplice: ascolto e diagnosi, trattamento mirato, follow-up con controlli e foto comparabili. «Non è una scorciatoia né una promessa di perfezione. È un lavoro ordinato sul problema reale».

Il messaggio finale resta netto: se la crio non ha tolto i “buchi”, non hai sbagliato tu. «Ti hanno proposto una risposta per un’altra domanda. I dimpling cambiano quando si lavora sui tiranti: lì sta la differenza tra tentativi e risultato».

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giulio lotti
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