L’Italia è il Paese più anziano d’Europa, ma restare a casa propria in condizioni dignitose diventa ogni giorno più complicato. Secondo i dati ISTAT, nel 2024 oltre il 24% della popolazione italiana ha più di 65 anni, e le proiezioni parlano di un continuo aumento nei prossimi decenni. Nonostante ciò, le famiglie che si trovano a gestire l’assistenza di un anziano non autosufficiente devono affrontare costi insostenibili e incentivi che, nei fatti, restano fuori dalla portata di chi ne avrebbe più bisogno. Il nuovo bonus badanti da 850 euro introdotto dal Governo nasce con l’obiettivo di sostenere le famiglie, ma le condizioni per accedervi lo rendono poco più che simbolico. Il primo requisito è che il destinatario abbia più di 80 anni ed un’invalidità riconosciuta al 100%. Inoltre, l’ISEE deve essere talmente basso da confinare il beneficio quasi esclusivamente a chi vive in condizioni di povertà assoluta.
“Immaginiamo una persona di 85 anni, invalida al 100%, con un ISEE di 6.000 euro e senza una casa di proprietà - spiega Rosario Rasizza, Amministratore Delegato di Family Care, Agenzia per il Lavoro specializzata nella ricerca e selezione di badanti per anziani e disabili -. Con un reddito così limitato, dopo aver pagato affitto, bollette e spesa, restano circa 500 euro al mese: impossibile coprire i costi di una badante convivente. In queste condizioni, il bonus di 850 euro mensili permette al massimo di pagare 70 ore di servizio diurno al mese, cioè appena 3 ore al giorno: del tutto insufficienti per chi necessita di un’assistenza continuativa.”
“Se in famiglia ci sono più componenti, l’ISEE si abbassa ulteriormente, mentre chi possiede un immobile rischia di essere escluso a prescindere, pur non avendo liquidità sufficiente. È un bonus pensato a tavolino, da chi probabilmente non conosce la quotidianità di queste famiglie - continua Rasizza -. Così com’è, non risolve i problemi, anzi crea l’illusione di un sostegno che non c’è.” La svolta dovrebbe allora passare da una misura semplice e concreta: rendere totalmente detraibili le spese per l’assunzione regolare di una badante, almeno al 50%, seguendo l’esempio della Francia, dove chi assume personale domestico può recuperare metà dei costi sostenuti. Se una famiglia che oggi paga una badante in nero potesse regolarizzarla, recuperandone la metà del suo compenso in detrazione, la scelta sarebbe immediata: assumere in regola garantendo diritti alla lavoratrice e sicurezza all’anziano.
Questo significa anche alleggerire il peso sul Servizio Sanitario Nazionale, perché ogni anziano assistito a casa è un ricovero in meno in ospedale o in RSA. Family Care lancia dunque un appello al Governo: “Serve una riforma coraggiosa. Non basta un bonus simbolico: bisogna incentivare l’assunzione regolare e dare alle famiglie gli strumenti economici per affrontare una spesa che, in un Paese che invecchia, riguarda sempre più cittadini.”