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Delitto di Perugia, quante verità nascoste

giovedì 2 ottobre 2025

4' di lettura

Due studentesse straniere, un delitto efferato e un processo finito a metà. Dopo 18 anni, fa ancora discutere l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa britannica uccisa in un appartamento a Perugia la sera del 1° novembre 2007. Il programma Incidente Probatorio, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, è tornato ad occuparsi del caso rimasto risolto a metà. Perugia Amanda Knox e Meredith Kercher sono due studentesse provenienti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito in Italia per la stessa ragione: studiare. Un'esperienza all'estero come fanno milioni di ragazzi in tutto il mondo, per conoscere nuovi luoghi, nuove persone, imparare nuove lingue e stringere legami che potrebbero durare per tutta la vita. La tragedia, però, si consumò la notte del 1° novembre. Il cadavere della studentessa britannica fu trovato riverso in una stanza di un appartamento di via della Pergola a Perugia che la 21enne Meredith condivideva con Amanda Knox e con altre due studentesse, queste ultime dotate di un alibi di ferro. La scena che si mostrò ai soccorritori fu agghiacciante: una porta chiusa a chiave, una finestra infranta, con l'orario del decesso rimasto incerto ma da collocare sicuramente nella notte, quando una o più persone si accanirono contro Meredith, le tagliarono la gola le causarono un'agonia indescrivibile. La povera studentessa morì soffocata dal suo stesso sangue.

Inizialmente si pensò alla possibile intrusione di alcuni ladri, che potevano aver reagito, uccidendola senza pietà, ma dall'abitazione non risultavano mancare oggetti preziosi. La mattina del 2 novembre, una donna residente nell'area del delitto consegnò alla polizia postale due telefoni cellulari, entrambi appartenenti a Meredith: qualcuno li aveva sottratti dalla stanza della vittima e abbandonati proprio nel giardino della signora. Amanda Knox e il suo fidanzato italiano Raffaele Sollecito chiamarono i carabinieri, dicendo di aver paura di entrare perché temevano che lì dentro si fosse consumato un furto data la finestra infranta. Poi l'irruzione e il ritrovamento del cadavere di Meredith segnarono l'inizio di una travagliata indagine e di una ancor più complessa vicenda processuale, che ancora oggi alimenta discussioni e dibattiti. Nel dicembre del 2009 Amanda Knox venne condannata a 26 anni di carcere se Sollecito a 25, mentre come concorrente del delitto venne condannato anche Rudy Guede, giovane ivoriano con precedenti. Secondo la ricostruzione, l'omicidio sarebbe da inserire in un contesto di conflittualità tra coinquiline, ma anche di uso di droghe e di discussioni legate all'ambito sessuale. Tra condanne e assoluzioni, l'iter processuale termina nel 2015, anno in cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono assolti in via definitiva dalla contestazione di omicidio volontario per la quale il solo Guede è stato condannato in via definitiva in concorso con assassini rimasti, allo stato, ignoti alla giustizia. La statunitense e il suo compagno non hanno partecipato all'assassinio tuttavia non molto tempo fa Amanda Knox che ha anche espresso la volontà di conciliarsi con familiarità è stata condannata per diffamazione nei confronti del congolese Patrick Lumumba, impiegato nello stesso bar dove la statunitense lavorava, che aveva anche scontato 14 giorni di carcere.

“Nell'ultima sentenza – ha detto l'avvocato Marina Terlizzi – la Cassazione è illuminante, anche movente viene messo in dubbio. Sin dall'inizio, emergono una serie di elementi indiziari contrastanti, le indagini furono fatte in modo disattento e nella seconda pronuncia la Cassazione lo dice. Mai visti tanti errori in una sola indagine. Inoltre, non bisogna dimenticare che la vittima è e rimane Meredith. Ora Amanda racconta la sua storia, ma è anche quella della vittima e serviva approccio più delicato. Chiedere una riconciliazione ai genitori di Meredith mi sembra un gesto abbastanza ipocrita. Oggi recuperare ciò che è stato perso durante le indagini è complesso, difficile si possa riaprire il caso. Solo Guede potrebbe eventualmente dire chi erano gli altri”.

Secondo Mary Petrillo, psicologa e criminologa, bisognava “partire da una prospettiva diversa, spostare la lente sulla scena del crimine psicologica, da chi ha fatto cosa al perché è accaduta quella cosa in quel determinato contesto. Amanda e Meredith avevano dei sottili attriti e il piumone per coprire la vittima suggerisce un legame emotivo poco esplorato tra l'assassino e la ragazza. Bisogna mettere in parallelo le dinamiche relazionali e le indagini forensi: non è solo la prova scientifica a fornire indizi sull'omicidio, serve analisi psicologica sulla scena del delitto per avere un quadro più completo. L'interrogatorio di Amanda durò 53 ore, lei fu sotto stress forte, paura, stanchezza, non diede una versione lucida e potrebbe essere caduta in contraddizione. Ma non è sempre vero che durante interrogatori altamente stressanti la persona per estremizzare ciò che è accaduto confessa. Secondo me, si doveva approfondire su quel qualcuno con cui aveva un legame emotivo Meredith, non so fino a che punto fosse Rudy Guede”.

La criminologa Alessia Costanzo ha ricordato “un passaggio importante: seppure innocenti, la sentenza colloca Amanda sulla scena del crimine e vede una minima possibilità anche per Sollecito. Ad oggi, però, la famiglia Kercher non ha avuto giustizia: c'è un solo colpevole di cui non si sa il ruolo preciso. Accanto all'analisi psicologica della scena del crimine, servivano analizzare gli interrogatori, i gesti e le smorfie che rivelano emozioni. Inoltre, sul cuscino erano presenti tracce biologiche mai analizzate”.

“Più che di malagiustizia – ha commentato l'avvocato Barbara Iannuccelli – parlerei di un'attività investigativa fatta male. In questo caso l'attenzione mediatica è stata più forte anche perché era coinvolta una cittadina americana che è stata assolta. Guede è stato condannato in concorso con ignoti, ma verosimilmente la Procura di Perugia non ha riaperto le indagini perché ritiene che non ci siano altri responsabili oltre quelli già giudicati e assolti”.

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