Non è un caso

Alessandro Sallusti, "se il Pd dice No...": referendum giustizia, un buon motivo per votare Sì

Alessandro Sallusti

Ci sono tanti buoni motivi per andare domani a votare i cinque referendum sulla giustizia ma uno li riassume in modo esemplare: la sinistra li boicotta, vuole che rimaniamo a casa, assecondandola faremmo il suo gioco.
Certo, la sinistra ha i suoi buoni motivi, se è al governo di questo paese da undici anni senza nel frattempo avere mai vinto neppure una elezione, e avendo subito un paio di scissioni, lo si deve in gran parte alla complice azione giudiziaria messa in atto contro i suoi avversari politici. Cosa che è puntualmente accaduta anche ieri, vigilia anche di elezioni amministrative, con una fuga di notizie pilotata dal solito sistema (servizi segreti, magistrati, giornale amico) per danneggiare la Lega e Matteo Salvini.

 

 

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Tesi esagerata? Un passo indietro: giugno '45, cade il fascismo, finisce la guerra e si insedia un governo di transizione. Palmiro Togliatti, leader del Pci, chiede e ottiene per sé un ministero, non dell'economia, non del lavoro come sarebbe stato ovvio bensì della giustizia ritenendolo strategico per il futuro del Paese. Tra lo stupore generale gli si affianca un collaboratore speciale, Gaetano Azzariti, magistrato fascistissimo, antisemita e addirittura sotto Mussolini presidente del "tribunale della razza", sì proprio quello della caccia agli ebrei. Una strana coppia rimossa dalla storia ma Togliatti aveva bisogno del fascistone in quanto massimo esperto di controllo della politica e delle masse attraverso la leva giudiziaria. Azzariti diventa capo della commissione per la riorganizzazione dello Stato e getta le basi, su delega di Togliatti, del potere politico della magistratura (sarà ricompensato con la nomina nel 1957 a presidente della Corte Costituzionale).

 

 

 


Qual sistema ideato dall'antisemita Azzariti e dal Pci è passato di mano in mano fino ad arrivare ai giorni nostri e a Luca Palamara. Qualche leggera modifica dettata dai tempi, ma la sostanza non è mai cambiata: sinistra e magistratura sono un tutt' uno, da oltre settant' anni operano insieme e si difendono l'un l'altra grazie a un meccanismo rodato ed efficiente che i referendum possono incominciare a smontare. Ecco, a me questo sembra un buon motivo per andare domenica alle urne, chissamai che sia la volta buona.