Le toghe vogliono il “Sistema” raccontato da Luca Palamara e caratterizzato dalle nomine lottizzate, dal Csm in balìa delle correnti, e dalla completa impunità per i magistrati che sbagliano. Alla vigilia dell’inizio del percorso parlamentare della riforma, attesa ormai da più di trent’anni, dell’ordinamento giudiziario e che fra i punti principali prevede la separazione delle carriere fra pm e giudici, una anomalia solo italiana, l’Anm ha deciso di salire sulle barricare annunciando un’opposizione senza sconti. «Immediata mobilitazione» con la proclamazione di una o più giornate di «sciopero», creazione di un «comitato referendario», «manifestazione nazionale» da indire nei prossimi mesi. È quanto si legge nel comunicato diffuso ieri al termine della riunione straordinaria dell’Anm in Cassazione indetta proprio per bloccare la riforma della giustizia voluta dal governo. Una riforma che, scrivono i magistrati, determinerebbe addirittura un «indebolimento delle garanzie e dei diritti dei cittadini».
In relazione all’iter parlamentare della riforma, attualmente incardinata alla Camera, sono già in calendario una o più giornate di sciopero e «l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi dopo l’eventuale approvazione in prima lettura». È poi un grande classico: la protesta in occasione dell’inaugurazione dell'Anno giudiziario, a gennaio, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. La novità della protesta questa volta è nel coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura, anche per attivare eventuali procedure di infrazione. Insomma, l’intervento dei Caschi blu dell’Onu. Questa riforma rappresenta «uno strappo e non una nuova trama del tessuto costituzionale», ha esordito il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, secondo cui la magistratura si trova sotto attacco da «buona parte della stampa e dei media, che la feriscono con ogni genere di accuse». Tutto ciò, ha aggiunto, «è reso possibile dall'insofferenza che settori importanti della politica ostentano nei confronti della giurisdizione».