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Lusi pagava i conti alla Bindie i vizi di mezzo Pd

La presidente del Partito Democratico

Per Rosy l'ex tesoriere finanziò il fratello di Prodi e le bollette telefoniche. Hotel di lusso per Bocci, che invocava "trasparenza"

Andrea Tempestini
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di Fosca Bincher C'era anche una scheda amministrativa sulle spese ordinate dal presidente del Partito democratico, Rosy Bindi, nella chiavetta usb contabile conservata dall'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Spese legate per lo più alle elezioni europee del 2009 dove si presentavano tre candidati del Pd sostenuti dalla Bindi. Vittorio Prodi, Franco Vaccari e Angelo Montemarano. Tre bindiani convinti che ufficialmente hanno corso sotto la bandiera Pd. La benzina però l'ha fornita a tutti, su richiesta della Bindi, la vecchia Margherita che aveva già ammainato il proprio simbolo e le proprie insegne da più di un anno. Così ci sono voluti i soldi di Lusi per fare diventare europarlamentare il fratello di Prodi. E senza quel carburante la corsa si sarebbe interrotta assai prima. Lusi ha pagato a Vittorio Prodi anche due brevi soggiorni in albergo, al Bhr Hotel di Treviso (420 euro) e all'Hotel Palladio (670 euro), oltre a spese grafiche e tipografiche. Dello stesso tipo le fatture onorate per gli altri candidati della Bindi, che secondo la scheda amministrativa contenuta nella chiavetta si è fatta anche rimborsare da Lusi le spese telefoniche: Si tratta in questo caso di piccole cifre: 2.138,17 euro nel 2009, 1.923,04 euro nel 2010 e 1.821,29 euro nel 2011. Bisogna pensare però che la Bindi cumulava più incarichi, e che le telefonate le aveva già pagate sia dal plafond da semplice deputata (circa 3 mila euro l'anno), sia come vicepresidente della Camera che come presidente del Partito democratico. Lei deve essere però piuttosto chiacchierona, tanto da avere bisogno anche dell'aiutino di Lusi. Impegno politico - Cifre decisamente superiori emergono dalla scheda amministrativa di un altro deputato del Pd che proveniva dalla Margherita: Gianpiero Bocci. Le spese dirette per se stesso e per i suoi uomini sono ammontate nel 2009 a 446.108,23 euro, nel 2010 a 35.494,23 euro e nel 2011 a 106.329,07 euro. In tutto più di mezzo milione di euro. Spese politiche, certo, quasi tutte e forse anche quelle che a primo impatto potrebbero sembrare spese di piacere. Gran parte delle fatture intestate a Bocci riguardano infatti spese notevoli sostenute per l'acquisto viaggi da tour operator, per soggiorni in hotel e agriturismi di lusso (ce ne sono della catena Relais & Chateaux) e per ristoranti esclusivi da cui risultano conti finali di parecchie migliaia di euro. Saranno state cene e pranzi politici, ma in fondo anche i celebri spaghettini al caviale di Lusi divenuti simbolo del degrado stesso della Margherita avrebbero potuto essere legati ad attività politica. Quella scheda crea ancora più imbarazzo di quella - più volte negata - attribuita nella documentazione alla Bindi. Bocci infatti è stato l'uomo che ha commissariato la segreteria amministrativa della Margherita dopo che è esploso lo scandalo Lusi. È stato lui a ordinare nel triumvirato d'emergenza composto anche da Francesco Rutelli e da Enzo Bianco la revisione dei conti della Margherita e ad affidare alla Kpmg la ricostruzione della contabilità reale. Nella documentazione dell'operazione «verità e moralizzazione» fornita sia alla magistratura che alla stampa non c'era però la scheda amministrativa personale di Bocci, che pure un certo peso anche economico avrebbe avuto in quel chiarimento generale.  Bella vita - Si sarebbe potuto sapere di più ad esempio sui 96 mila euro pagati a nome di Bocci alla Miles, che si occupa di organizzazione di viaggi ed eventi. Così come sarebbe stato utile comprendere il menù del pranzo dell'8 luglio 2009 all'Enoteca Onofri di Bevagna, provincia di Perugia: il conto da 3.600 euro certamente è interessante. Per altro quella era una settimana che deve avere distrutto lo stomaco di Bocci e dei suoi commensali, impegnati in un tour eno-gastronomico di primissimo ordine: il 2 luglio a Norcia conto da 5.504 euro alla Locanda del teatro. Il giorno dopo altro conto, questa volta più contenuto: 693 euro alla stessa Locanda. Quella notte riposo a Palazzo Seneca, relais & chateaux di Norcia con fattura pagata per 940 euro. Lì riposo per i vip, mentre qualcun altro è stato mandato a dormire all'agriturismo Il Casale degli amici per 86 euro o all'Hermitage agrihotel per 180 euro. Tutte spese politiche, e infatti la magistratura romana sembra non interessata a qualsiasi fattura che non sia attribuibile direttamente a Lusi. Le altre preferisce perfino non vederle. Ma in pochi giorni sono saltati fuori impegni economici per singoli leader politici di centinaia di migliaia di euro. Su questo sì vale la pena indagare: perché se ognuno era abituato a spendere quel ben di Dio, non ce l'hanno contata giusta su nessun rendiconto elettorale. 

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