Tartassati

Stangate, a luglio aumenta l'IvaLe famiglie spenderanno 103 euro di più

Nicoletta Orlandi Posti

La stangata è ormai prossima: dal 1 luglio l'aliquota Iva del 21% salirà al 22%. Per il 2013 il costo complessivo a carico dei consumatori sarà di 2,1 miliardi di euro, dal 2014 toccherà i 4,2 miliardi, con un aggravio medio annuo che arriverà fino a 103 euro a famiglia. E' la stima della Cgia di Mestre che, ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, prevede per un nucleo costituito da 3 persone un aumento medio annuo di 88 euro e nel caso di una famiglia di 4 componenti, invece, appunto di 103 euro. Visto che per il 2013 l'aumento dell'Iva riguarderà solo il secondo semestre, per l'anno in corso l'aggravio sarà la metà: 44 euro per la famiglia da 3 persone; 51,5 euro per quella da 4.  Rincari - I rincari che peseranno di più sui portafogli delle famiglie italiane sono quelli che scatteranno per il pieno all'auto o per il meccanico o il carrozziere (33 euro all'anno per una famiglia di tre persone, 39 euro se il nucleo è composto da 4 persone), per l'acquisto dei capi di abbigliamento e per le calzature (18 euro all'anno per una famiglia di 3 persone, 20 euro se il nucleo è da 4) e per l'acquisto di mobili, elettrodomestici o articoli per la casa (13 e 17 euro). La Cgia ricorda che il passaggio dal 21% al 22% dell'aliquota Iva ordinaria non inciderà sulla spesa dei beni di prima necessità, come gli alimentari, la sanità, l'istruzione, l'abitazione ecc., tutti beni ai quali si applica l'Iva al 10% o al 4%, o non si applica affatto. L'appello - "Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - se ciò non avverrà, corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino. Questa è una crisi economica che va affrontata dalla parte della domanda: solo incentivando i consumi interni possiamo rilanciare la produzione. Altrimenti, siamo destinati ad accentuare la fase recessiva che comporterà un aumento delle chiusure aziendali e la crescita del numero dei senza lavoro".