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Trattativa Stato-mafia: Napolitano sarà sentito come testimone a Palermo

I pm lo vogliono sentire sulla vicenda del suo consigliere giuridico, sarà ascoltato anche Grasso
di Lucia Esposito domenica 19 maggio 2013

2' di lettura

La Corte Costituzione ha deciso che le telefonato tra Nicola Mancino e Giorgio Napolitano non si possono ascoltare e ne ha ordinato la distruzione, ma  i pm palermitani titolari dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia (rimasti senza Ingroia che è stato trasferito ad Aosta dopo la sua (dis)avventura politica) non si danno per vinti e chiedono allo stesso Presidente della Repubblica di presentarsi in aula per essere sentito come testimone. Giorgio Napolitano, quindi,  dovrebbe essere sentito, se i giudici accoglieranno la richiesta, in ordine "alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18-6-2012" (un mese prima della sua morte per infarto) concernenti il timore del dottor D’Ambrosio "di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi, nel periodo tra il 1989 e il 1993".    Altri testimoni - In aula dovrebbero andare anche il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, per la questione relativa alle "richieste provenienti dall’imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto l’andamento delle indagini sulla cosiddetta trattativa, l'eventuale avocazione delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure interessate". I pm vogliono dunque ricostruire il contesto in cui maturarono le telefonate fra Nicola Mancino e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio, oggetto di una questione di legittimità conclusa da una sentenza della Corte costituzionale, che ne ha ordinato la distruzione, eseguita il mese scorso dal Gip di Palermo Riccardo Ricciardi. Anche la seconda carica dello Stato, l’ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, dovrà riferire sulla questione. Nella sua precedente carica, infatti, Grasso aveva ricevuto richieste provenienti dall’ex ministro dell’Interno, Mancino, "aventi ad oggetto l’andamento delle indagini sulla trattativa,  l'eventuale avocazione delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure interessate".   

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