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Delitto di Piacenza, Massimo Sebastiani e il racconto-choc: "Cosa ho portato a Elisa dopo averla uccisa"

di Maria Pezzi domenica 15 settembre 2019

2' di lettura

Raccapricciante racconto di Massimo Sebastiani, reo confesso dell'omicidio di Piacenza, agli inquirenti. “Quando sono entrato nel pollaio Elisa era già dentro e mi ha detto 'Forse non è più il caso di vederci così spesso', mi è caduto il mondo addosso e ho pensato che il bene che diceva di volermi fosse finto e che in realtà non ci fosse mai stato”. Parole shock quelle che Sebastiani utilizza per raccontare cosa è avvenuto nel pollaio di casa sua a Campogrande di Carpaneto quel maledetto 25 agosto scorso quando ha tolto la vita all’amica Elisa Pomarelli, di soli 28 anni. Le parole sono riportate dal sito online della Libertà, quotidiano locale. Le frasi sono agli atti e costituiscono il movente che lo ha portato a compiere un gesto così drammatico. “Era come se mi avesse attraversato una scarica di delusione, il pollaio era diventato improvvisamente buio, si trattava di una scossa fisica, un freddo totale che mi è arrivato fino ai piedi, una sensazione che non avevo mai provato”. Nei giorni successivi all'omicidio, lui pensava che lei fosse ancora viva. “Sono tornato a trovarla con la speranza che fosse ancora viva. Mi sono diretto verso casa di Silvio Perazzi (l’amico indagato per favoreggiamento) rifugiandomi in un boschetto poco lontano così da poter stare vicino a lei", dice Sebastiani, 45 anni. Andavo sempre a trovarla e per due notti ho dormito accanto a lei. Dopo sono riuscito a entrare a casa di Silvio e a nascondermi in una mansarda. Dalla finestra vedevo il luogo in cui si trovava Elisa e tutte le sere le dicevo buonanotte taty come facevo prima via messaggio”. Gli avvocati dell'uomo hanno chiesto una perizia psichiatrica.  Leggi anche: Delitto di PIacenza, il video del pollaio Sebastiani racconta di non essersi reso conto subito della gravità dell’atto compiuto: “Non mi rendevo conto, era come se lei facesse ancora parte del mio mondo. Una volta, pensando avesse sete, gli ho portato anche una bottiglietta d’acqua. Quando sono andato da lei e mi sono accorto che il suo corpo stava cambiando ho preso un badile e l’ho sepolta dicendole: così stai più al caldo. Io comunque sono qua e ce ne andremo insieme. Avrei voluto uccidermi ma non ne ho avuto il coraggio”.

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