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Stupro di Firenze, i verbali: la versione delle studentesse americane e quella dei carabinieri

di Eliana Giusto domenica 8 ottobre 2017

2' di lettura

"Venite a prenderci per favore, violentati dalla polizia, polizia macchina la casa". Inizia così, in un italiano stentato e confuso, la denuncia delle due studentesse americane. Sono le 3,48 del mattino del 7 settembre quando parte la telefonata al 113. Alle 4.06 arrivano le volanti che salgono al terzo piano del palazzo e trovano T., 20 anni, che piange a dirotto, e C., 19, in stato di shock. Con gli agenti, rivela la Nazione che pubblica alcune parti dei verbali, c'è anche una interprete: lei riferisce che le due giovani studentesse sono state abusate da "due poliziotti" conosciuti nel locale Flò. Le indagini chiariscono subito che in piazzale Michelangelo era intervenuta l'Arma per una rissa. La prima a essere sentita è T che racconta di aver bevuto due bicchieri di vodka, mentre l'amica C. aveva "bevuto molto" (avevano entrambe un tasso altissimo, da sequestro di patente). Dice anche di aver chiesto ad alcuni presenti un aiuto per chiamare un taxi e che uno dei "numerosi poliziotti presenti" si è poi offerto. Quando escono, lui e un collega le riportano a casa. La gazzella lascia il parcheggio del Flò alle 2.49. T. racconta i due carabinieri ("uno piuttosto giovane e con fisico atletico, l'altro sui 45-50 anni e un po' calvo") entrano anche loro nel palazzo. C. entra in ascensore con il conducente (Pietro Costa, 32 anni), mentre T. sale a piedi. T. nota che nell'ascensore, l'amica e il carabiniere si stanno baciando. A quel punto, il più anziano dei due (Marco Camuffo, 47 anni) l'avrebbe spinta verso la finestra sul pianerottolo e le avrebbe abbassato i pantaloni. Terminato il rapporto, T. racconta di aver afferrato l'amica, nel frattempo uscita dall'ascensore, di essere entrata in casa e chiuso la porta. C. descrive ciò che è accaduto in ascensore: dice di aver perso del sangue, come le era già accaduto durante altri rapporti intimi. C. non riconosce in foto il carabiniere che era con lei in ascensore, mentre riconosce l'altro. Il racconto di Marco Camuffo su ciò che è avvenuto nel palazzo è diverso: lui dice che è stata lei ad abbassarsi i pantaloni e lei dopo il rapporto sessuale gli avrebbe chiesto il suo numero di telefono, annotato da questa su whatsapp. L'appuntato spiega che le due ragazze "non sembravano ubriache". Stessa versione per Costa: "Non ho sentito puzza di alcol", ma un altro carabiniere intervenuto al Flò riferisce di almeno una ragazza "un po' brilla" e di aver visto il collega "cercare di abbassare i pantaloni dell'altra ragazza". Riguardo al "suo" rapporto, racconta che C. lo aveva invitato prima ad entrare in casa ma poi visto che per l'altra non era possibile erano entrati nell'ascensore, si erano baciati e poi trovati nudi a consumare un rapporto sessuale. Alla fine "le due ragazze erano entrate in casa tranquillamente".

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