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L'incidente tra i Tornado, ecco cosa può essere successo

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 24 agosto 2014

3' di lettura

Alle ricerche dei corpi dei quattro militari dell’Aeronautica coinvolti nel tragico scontro dei due loro Tornado si uniscono quelle per recuperare i resti dei velivoli che chiariranno una volta per tutte se l'incidente è stato causato da errore umano o avaria. A metà mattinata una delle scatole nere è stata trovata da qui si partirà per capire cosa è successo.  Le ipotesi - In queste ore si era parlato dell’ipotesi che imilitari siano stati vittima di un gioco/sfida fra loro, circostanza però smentita categoricamente al Corriere della Sera dal colonnello Urbano Floreani: «Non scherziamo... Erano piloti esperti e con numerose missioni operative alle spalle. Non c’è ragione di pensare che non si siano attenuti alle regole del volo». L'ufficiale esclude anche che al momento dell'impatto fosse in corso una prova di volo radente al suolo per sfuggire ai radar perché: «la quota minima di volo lungo quel percorso non avrebbe consentito il masking (cioè il camuffamento per risultare "in ombra", ndr ) e quindi nemmeno volendolo fare si potrebbe ottenere quel risultato». Di certo c'è che molti testimoni hanno riferito agli inquirenti dalla procura militare di Verona, della procura ordinaria di Ascoli e della Commissione d’inchiesta dell’aeronautica militare che i Tornado «volavano bassissimi» e per quanto possa essere una questione di prospettiva, difficile che abbiano avuto tutti la stessa impressione di una quota di volo così bassa da «sfiorare la casa» o da essere «ad altezza quercia». Altri sostengono di aver visto di uno dei jet con «un’ala che si stava staccando», chi giura di aver visto la palla di fuoco di uno soltanto dei Tornado e «l’altro che è passato sotto i fili dell’alta tensione e si è schiantato sulla collina». Guarda il video dello schianto su LiberoTv Le inchieste - Da parte sua il ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha detto che «i velivoli erano efficienti. Le cause della collisione non sono note e saranno oggetto di una indagine tecnica disposta dalla Difesa oltre a quella della magistratura». È stata la procura di Ascoli Piceno, come confermato da fonti investigative, ad aprire un’ inchiesta per «disastro aereo colposo» in relazione allo schianto mentre l’Aeronautica ha ribadito che i due aerei erano decollati dalla base stanziale del sesto Stormo di Ghedi, in provincia di Brescia, «per una missione addestrativa pianificata ed approvata secondo le regole del volo, propedeutica ad un’esercitazione Nato in programma nel prossimo autunno». La Forza armata, per far luce sull’accaduto, ha nominato una sua commissione d’inchiesta: già nel pomeriggio di ieri un team di esperti della Sicurezza del Volo aveva raggiunto il luogo della tragedia per i primi rilievi ed i coordinamenti con le forze di intervento. Guarda le foto dei piloti nella Gallery I piloti - Intanto emergono particolari sulle storie personali e professionali dei quattro militari. Paolo Piero Franzese, 35 anni e Giuseppe Palminteri, 36 anni erano stati compagni di corso, usciti dall’Accademia aeronautica di Pozzuoli dopo aver frequentato il corso Zodiaco IV iniziato nel 1999. Anche Mariangela Valentini, 32 anni, e Alessandro Dotto, 31 anni avevano frequentato l’accademia del Napoletano, in anni diversi. Franzese, sposato e con figli (aveva avuto un bambino un anno fa) è nato a Benevento da una famiglia residente a Nola dove ora c’e una fortissima commozione, specie nella strada abitata dai genitori. Palminteri, palermitano, da anni viveva a Brescia ma a lungo è stato a Napoli dove ha frequentato il liceo e l’università: dal suo profilo facebook emerge tutto l’orgoglio di appartenere al Sesto stormo ’Diavolo Rossi Ghedì e la passione per la musica pop. Inevitabili le prime polemiche sulla sicurezza: Lara Ricciatti di Sel ha predisposto un’interrogazione parlamentare al ministro della Difesa per fare chiarezza sui luoghi interessati dalle esercitazioni militari aeree, sulle quote di volo, sul numero dei velivoli coinvolti e sulle misure di sicurezza adottate per evitare - anche in caso di incidenti - che vi siano conseguenze per le popolazioni sorvolate: «di fronte a questioni di tale natura non si può far finta di nulla. Non vorremmo che con la scusa delle strumentalizzazioni si omettesse di fornire qualsiasi spiegazione dell’accaduto».

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