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Marò: uno scambio di prigionieri per riportare a casa i fucilieri

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 19 ottobre 2014

3' di lettura

Ci potrebbe essere uno spiraglio per il rientro definitivo in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Secondo quanto riportato dal quotidiano indiano Economic Times, infatti, il governo di New Delhi e quello italiano starebbero valutando una «soluzione consensuale» al caso. Di più: sul tavolo ci sarebbe già una proposta presentata proprio dall’Italia che sarebbe ora al vaglio da parte dell’India. Fra le ipotesi, si parla pure di un possibile scambio tra i due fucilieri del San Marco e i 18 marinai indiani fermati di recente nel canale di Sicilia a bordo di una nave carica di stupefacenti. Questi ultimi sarebbero riportati nel loro Paese d’origine, dove sarebbero processati e sconterebbero la pena, mentre Girone e Latorre - quest’ultimo già a casa per curarsi dopo l’ictus che l’ha colpito a fine agosto - tornerebbero in Italia in attesa del verdetto del processo a loro carico. Peraltro, si vocifera anche della possibilità di «favori» che l’Italia avrebbe promesso all’India a rimpatrio dei marò avvenuto. Lo spiraglio - In ogni caso, qualunque sia la proposta, sarebbe al momento in corso di valutazione al ministero dell’Interno di New Delhi, in particolare nelle mani dell’ex capo dei servizi segreti indiani Ajit Doval, che ricopre l’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale del governo Modi. In breve tempo si dovrebbe avere la risposta. Certo è che, per la prima volta, s’intravede uno spiraglio. Ma le uniche notizie sono quelle riportate dalla stampa indiana. Il capo degli Affari politici dell’ambasciata italiana a New Delhi, Luigi Gentile, ha infatti chiarito che in questa fase si preferisce «non fare commenti su questi ultimi sviluppi». La riprova del tutto starebbe però nel fatto che la settimana scorsa si sono recati in India un alto funzionario del ministero della Difesa e il braccio destro dell’avvocato inglese che è a capo del team di giuristi che si occupa del caso. Pare che la loro visita sia legata proprio all’accordo tra i due Paesi. Ricorso il 12 dicembre - Intanto il tribunale speciale di New Delhi ha rimandato al prossimo 20 febbraio l’esame dell’intera vicenda. Il procedimento penale è infatti sospeso: la prossima scadenza per i due fucilieri sarà quella del 12 dicembre, data in cui si discuterà del ricorso. Catherine Ashton, Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, rispondendo a un’interrogazione del vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha detto: «I ritardi nel processo dei due marò sono del tutto inaccettabili. L’Unione Europea ha esortato l’India a trovare al più presto una soluzione rapida e soddisfacente alla controversia in base alla Convenzione dell’Onu sul diritto del mare e al diritto internazionale». Silenzio italiano - Un’attenzione che, però, non solo è arrivata con grande ritardo, ma si va a sommare al silenzio pressoché totale del governo italiano. Più volte il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto: «Lasciateci lavorare», preferendo non dar conto agli italiani di ciò che la politica sta facendo per i due fucilieri della Marina Militare. Silenzio di cui si lamenta anche il generale Fernando Termentini, che da tempo si batte per la causa e che sul sito internet “La Valle dei templi” chiarisce: «È sempre il governo di Delhi a dare notizie, quasi mai quello italiano. Nella fattispecie si parla dell’esame di una soluzione del caso proposta da Roma, ipotesi sconosciuta agli italiani in quanto forse ritenuti dallo Stato cittadini non affidabili, non meritevoli di una democratica informazione». Termentini chiarisce che per lui uno «scambio di prigionieri darebbe per scontato un coinvolgimento dei due marò in un fatto delittuoso» e in questo l’Italia farebbe la solita figura del Paese che si sottomette. Insomma, secondo il generale sarebbe l’ennesima «soluzione all’italiana» che garantirebbe sì il rientro in Patria dei due militari, ma «a un prezzo altissimo in termini di immagine degli interessati e dell’intero Paese». di Chiara Giannini

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