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Malagrotta, arrestato Cerroniper truffa e associazione a delinquere

Cerroni ai domiciliari per truffa e associazione a delinquere. Con lui altri sei, tra cui l'ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 12 gennaio 2014

2' di lettura

Arresti domiciliari per l’avvocato Manlio Cerroni, che da anni controlla la discarica di Malagrotta di Roma, per l'ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi e altre cinque persone. Li ha firmati il gip su richiesta della procura di Roma che ipotizza il reato di truffa. Le indagini sono condotte dai carabinieri del Noe che lavorano anche sull'ipotesi di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti.  Tra i 21 indagati anche l’ex Governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, citato in un capo di imputazione per abuso d’ufficio e falso, assieme a Manlio Cerroni, dominus del consorzio Coema, al legale dello stesso Avilio Presutti, e al responsabile dell’Area Rifiuti della Regione, Luca Fegatelli. Sotto accusa c'è l’emanazione di un’ordinanza del 22 ottobre 2008 con cui si ordinava alla Coema di avviare le attività per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Albano Laziale, ordinanza illegittima in quanto il Commissario Straordinario aveva cessato i suoi poteri il 30 giugno di quell'anno e il presidente della Regione, che emanò formalmente quell'ordinanza, era pertanto divenuto incompetente. Tutto ciò aveva lo scopo, secondo la procura, di "consentire al Colari di iniziare i lavori di realizzazione dell’impianto entro il 31 dicembre 2008 (cosa che altrimenti non sarebbe stata possibile in assenza di autorizzazione ambientale integrata, ancora in istruttoria) e così di non decadere dagli incentivi pubblici denominati Cip 6, la cui elargizione era normativamente condizionata a detto requisito".  Gli altri arrestati sono Luca Fegatelli, fino al 2010 a capo della Direzione regionale Energia, il manager Francesco Rando, l'imprenditore Piero Giovi, Raniero De Filippis, ex dirigente della Regione Lazio, e Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale. Oltre a rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, i sette indagati, a seconda delle posizioni, sono accusati anche di violazione di norme contro la pubblica amministrazione e di truffa in pubbliche forniture. Nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma sono stati sequestrati dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di   Finanza beni per 18 milioni di euro. A quanto si è appreso,   si tratta di un sequestro per equivalenza di beni che fanno riferimento alla società Giovi e Pontina Ambiente. Cinque anni di indagini, migiaia di intercettazioni telefoniche, controllo incrociato di documenti: le indagini condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, anche noto come 'Ultimo' (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini, hanno di fatto chiuso un'epoca. L'epoca di un padrone incontrastato della gestione dei rifiuti a Roma e Lazio e dei suoi interessi privatissimi in un problema di interesse pubblico come quello delle discariche. L’inchiesta dei pm Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia riguarda la gestione dell’impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale, la costruzione dell’impianto di termovalorizzatore di Albano Laziale, la realizzazione di un invaso per un discarica a Monti dell’Ortaccio e la questione legata alle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e alle ordinanze regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei Comuni di Anzio e Nettuno.      

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