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Banche, addio prelievi: dove chiudono. Cosa sta succedendo

venerdì 12 agosto 2022

2' di lettura

In meno di 10 anni le banche italiane hanno chiuso 11.231 sportelli con il risultato che sono più di quattro milioni gli italiani "senza banca", cioè gli abitanti dei 3.062 comuni nei quali non sono più presenti filiali di istituti di credito. L'allarme è stato lanciato dal sindacato FABI che in un'analisi sulla desertificazione bancaria in Italia ha snocciolato dati preoccupanti che mostrano vistose differenze su base geografica: se al Nord la "desertificazione" bancaria interessa il 6% della popolazione, al Centro il fenomeno risulta più circoscritto (3,2%), mentre al Sud e nelle isole, dove la questione è decisamente più marcata, i cittadini che non hanno più un'agenzia bancaria 'sotto casa' né a distanza contenuta rappresentano il 10,7% dei residenti. 

Cosa significa tutto questo in termini sociali, economici e di contrasto alla criminalità lo spiega il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni. "La riduzione delle filiali sta creando e creerà non pochi danni al Paese e alla clientela. Mi riferisco, in particolare, agli anziani, che hanno scarsa dimestichezza con gli strumenti digitali, e a chi vive al Sud, dove non solo il fenomeno della chiusura delle agenzie bancarie è più marcato e preoccupante anche per un evidente problema di accesso a internet". "L'assenza di sportelli bancari dai piccoli e medi centri del Paese", aggiunge Sileoni, "fa inoltre correre il concreto rischio di allontanare sia le imprese sia le famiglie dal circuito legale della finanza e del credito, col pericolo consequenziale di espellere milioni di soggetti dall'economia regolare: ne consegue che si lascia spazio alle organizzazioni criminali, all'usura e a tutte quelle attività finanziarie illegali che riescono sempre ad approfittare di situazioni di disagio e difficoltà economica". 

Per Sileoni "il ruolo sociale che le banche stanno progressivamente perdendo è un argomento che non può essere sottovaluto dai partiti politici" ed "è grave che in pochi, all'interno della classe politica, si interessino a questo problema: non se ne preoccupano abbastanza con la giustificazione che, essendo le banche aziende private, sono in qualche modo legittimate a fare ciò che vogliono".  Ma, avverte il leader sindacale, "non può passare questa semplicistica tesi proprio perché, da sempre, le banche si occupano dei risparmi degli italiani e non dovrebbero assolutamente trasformarsi in semplici negozi finanziari, riducendo così drasticamente la consulenza a imprese e famiglie, senza che nessuno intervenga".

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