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Messina Denaro, "Borghesia e...": chi ha coperto il boss

mercoledì 18 gennaio 2023

Maurizio De Lucia

2' di lettura

"Non ci fermeremo", ha assicurato il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia. Dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, le indagini proseguono sulle "attuali protezioni e appoggi" di un uomo che ha goduto del sostegno di "fette della cosiddetta borghesia mafiosa, che si dipana nel settore della sanità locale e non solo" e del "potere". Chi, per esempio, nel Comune di Campobello, gli ha fornito una carta d'identità intestata ad Andrea Bonafede o la patente di guida?  

Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido, il boss, affetto dal morbo di Chron e da una patologia tumorale, è in condizioni di salute "tutto sommato buone, in linea con chi frequenta una struttura come quella in cui lo abbiamo arrestato. E le sue condizioni ritengo che siano compatibili con il regime carcerario". "Non abbiamo trovato un uomo distrutto, in apparente buona salute, ben curato. In linea con un uomo di 60 anni di buone condizioni economiche", ha aggiunto Guido, talmente buone da indossare beni di lusso, a partire da un orologio da 35 mila euro.

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Intanto, sono state fatte perquisizioni al mezzo con cui il boss ha raggiunto la clinica assieme a un altra persona, Giovanni Luppino, arrestato per favoreggiamento ma che risulta "un perfetto sconosciuto se non per l’omonimia con un altro soggetto noto invece alle cronache". E perquisizioni nel covo di Matteo Messina Denaro, individuato nel centro di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Si tratta di una abitazione in una palazzina a cui gli investigatori sono arrivati ieri a tarda sera. Al suo interno sono stati rinvenuti profumi e abiti griffati del boss che amava il lusso. Ma non sono state trovate armi.

Gli investigatori cercano elementi sui documenti segreti di Cosa nostra ed elementi per individuare la rete di fiancheggiatori e favoreggiatori. Se poi Messina Denaro dovesse decidere di parlare avrebbe sicuramente molto di dire. E il 19 gennaio, nell’aula bunker di Caltanissetta, primo appuntamento processuale per l’imputato nel processo d’appello in quanto ritenuto uno dei mandanti delle stragi del 1992. 

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