Il caso

La famiglia spiata in bagno e a letto: un "Grande Fratello" da incubo

Alessandro Dell'Orto

Quando - durante solite le pulizie del bagno - ha casualmente alzato la testa notando una lucina rossa che lampeggiava lassù nel soffitto, nascosta dentro l’aspiratore dell’aria, ha avuto il sospetto che ci fosse qualcosa di strano. Forse più incuriosita che preoccupata, ha interpellato il marito per chiedere cosa potesse essere - magari la segnalazione di un guasto o qualcosa del genere - e l’uomo, non avendo risposte certe, per sicurezza ha chiesto l’intervento di un tecnico. Boom: ansia, preoccupazione, rabbia, in quel preciso momento la tranquilla vita di una famiglia (due giovani sposi con una figlia di 4 anni) di Pezze di Greco, frazione di Fasano, cittadina di 40mila abitanti in provincia di Brindisi, si è trasformata in un tormento.
Sì, perché quella lucina apparentemente innocua era invece la spia di una telecamera nascosta, anzi di una delle due telecamere trovate in casa: l’altra era nel faretto di emergenza della camera da letto. Tradotto, l’appartamento nel quale la coppia viveva da sei mesi, in affitto, era spiato, controllato, e la famiglia si è ritrovata nell’incubo peggiore: le quattro mura, il rifugio sicuro in cui trovare serenità, quello che ci fa sentire protetti dalle minacce e ci regala l’intoccabile e vera privacy, era stato violato.

Che poi è quanto temiamo un po’ tutti, visto che la paura di essere in un The Truman Show (il meraviglioso film del 1988 diretto nel Peter Weir e interpretato da Jim Carrey: la storia di un trentenne che non sa di essere il protagonista involontario di uno spettacolo televisivo) o in reality stile Grande Fratello ci perseguita da sempre, soprattutto quando ci capita di guardare con sospetto- facendoci prendere dalle paranoie - la microcamera di sicurezza che abbiamo installato in casa o la web cam incorporata nel pc.
 

TRADITO DAI FILI
L’inquietante vicenda della famiglia è diventata ancora più angosciante, poi, quando i carabinieri (intervenuti a seguito dell’immediata denuncia), mettendo sotto sopra l’abitazione, hanno scoperto che le telecamere erano collegate e dei fili (per essere alimentate dalla corrente) che finivano in un piccolo ufficio adiacente, usato come “regia”, nel quale confluivano le immagine rubate 24 ore su 24. L’indagine, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi Giovanni Marino, ha così portato al sequestro di tutto il materiale e all’iscrizione nel registro degli indagati di un 50enne del posto, con le ipotesi di reato di detenzione di materiale pedo-pornografico e interferenze illecite nella vita privata. Già, il timore è che, considerato dove erano state posizionate le microcamere e la presenza di una bambina di soli 4 anni, le riprese possano essere stare registrate e utilizzate per fini sessuali o addirittura messe in rete e vendute su siti illegali.

Proprio per appurare queste delicate questioni un consulente tecnico nominato dal pm creerà una copia forense di tutti i supporti informatici sequestrati e, soprattutto, cercherà di recuperare anche eventuali dati cancellati per ricostruire nei dettagli l’intera vicenda. Ma davvero tutti noi corriamo il pericolo di essere spiati? E in quali situazioni rischiamo di più? I casi che ci racconta la cronaca purtroppo sono sempre più numerosi e solo poche settimane fa ha fatto scalpore la vicenda delle studentesse universitarie spiate a Quattromiglia di Rende, in provincia di Cosenza. Roberta, 21 anni, che frequenta biologia all’Unical, ha raccontato al programma televisivo Le Iene la sua disavventura: il fidanzato si è accorto casualmente che dalla plafoniera della luce della camera in affitto arrivava un riflesso blu. Il sospetto che il vetro celasse qualcosa si è trasformato in certezza quando, smontandola, ha trovato una telecamera collegata alla rete e a una scheda. Da qui la denuncia nei confronti del proprietario dell’appartamento, che aveva disseminato microcamere in tutte le stanze date alle studentesse.

COME DIFENDERSI
Il rischio, insomma, quando non siamo a casa nostra, è sempre più alto. Per questo gli esperti di cybersecurity di ESET (famosa casa produttrice di software) da tempo lanciano l’allarme su un fenomeno in grande espansione: quello delle hidden spy cam nelle stanze e appartamenti, soprattutto legate ai bed and breakfast. Il segreto per scoprire se siamo spiati? Più semplice di quanto si possa pensare: spegnere le luci. «Gli obiettivi delle telecamere sono in vetro, il che significa che sono riflettenti - spiegano gli esperti -. Quindi, al buio, accendete una torcia (anche quella del telefonino) muovendola nell’ambiente circostante per verificare se potrebbe esserci qualcosa nascosto in un elettrodomestico o in un mobile e per rilevare eventuali led rossi o verdi rivelatori, che potrebbero illuminarsi sulle telecamere per la visione notturna». Proprio come nel caso del bagno della povera famiglia di Fasano.