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Almasri, con chi si è fatto una foto prima di denunciare Meloni: lo scatto che inchioda l'immigrato

di Alessandro Gonzato martedì 4 febbraio 2025

3' di lettura

Prima la conferenza stampa con Elly Schlein, i parlamentari dei Cinquestelle, il “verde” Angelo Bonelli, il “rosso” Nicola Fratoianni, l’ex leader no-global Luca Casarini capomissione della Ong Mediterranea Saving Humans e molti altri esponenti della sinistra, assiepati nelle prime due file: tutti a fare a gara per farsi fotografare con Lam Magok Biel Ruei, 32enne del Sud Sudan, ospite d’onore alla Camera assieme ad altri due stranieri, Mahamat Daoud e David Yambio, anche loro arrivati in Italia dalla Libia. Una settimana dopo – vedi a volte la casualità – Magok ha ufficializzato la decisione di denunciare Giorgia Meloni (e non solo) per favoreggiamento nel “caso Almasri”: il sudsudanese accusa la premier e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, «di aver sottratto il torturatore libico alla giustizia».

CHI C’È DIETRO
L’immigrato, il quale da maggio 2022 beneficia di protezione sussidiaria, di fronte ai giornalisti aveva già dichiarato di essere una delle vittime del militare libico. La notizia della denuncia, presentata dall’avvocato Francesco Romeo – una lunga esperienza nella difesa degli immigrati, vedi l’articolo a fianco – è stata comunicata da Baobab Experience, una «comunità», leggiamo sul sito, «a cerchi concentrici di migrant*, attivist*, volontar* e supporter». Gli asterischi stanno per lo schwa, il simbolo fluido che annulla le differenze di genere. «Baobab Experience», apprendiamo, «è libertà di movimento e diritto di resistere».

Dopo l’avvocato Luigi Li Gotti dunque, il cui esposto è diventato un avviso di garanzia emesso dal procuratore Francesco Lo Voi nei confronti di mezzo esecutivo, ecco il nuovo salto di qualità, ed è molto probabile che si scateni un effetto domino: quanti saranno d’ora in avanti a denunciare di aver subìto vessazioni da Osama Almasri? Potrebbe essere, e quasi certamente lo sarà, l’arma per continuare a mettere sotto pressione la maggioranza: come si farà a dimostrare il contrario? Tutte le Ong e le associazioni pro-migranti dispongono di legali: gli avvocati fanno il loro mestiere, per carità, è tutto tecnicamente legittimo, e però è facile intuire che da adesso qualsiasi irregolare sbarcherà sulle nostre coste potrà dire di essere stato torturato dal militare libico. A quel punto la parte di magistratura che già si è espressa contro i trattenimenti in Albania e più in generale contro le espulsioni rafforzerà ancora di più la propria posizione.

«L’inerzia del ministro della Giustizia», tuona Magok tramite Baobab, «che avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, e il decreto d’espulsione firmato dal ministro dell’Interno con l’immediata predisposizione del volo di Stato per ricondurre il ricercato in Libia, gli hanno consentito di sottrarsi all’arresto e di ritornare impunemente nel suo Paese, impedendo così la celebrazione del processo a suo carico».

Secondo l’avvocato Romeo «esiste un comunicato ufficiale della Corte penale internazionale del 22 gennaio 2025 che dimostra come le autorità italiane fossero state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato d’arresto, ma anche coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione».

L’immigrato torna ad attaccare: «Il governo italiano mi ha reso vittima una seconda volta, vanificando la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone che come me sopravvissute alle violenze, sia per chi continuerà a subire abusi». E ancora, Magok spera che «l’Italia si possa ancora definire uno Stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, e non un Paese in cui le persone pericolose vengono ricondotte comodamente nel luogo dove continueranno a commettere atrocità». È chiaro che siamo un Paese incivile che nega le libertà fondamentali.

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LO SPETTACOLO
Fin qui l’attacco al governo. I video e le foto della conferenza stampa di mercoledì scorso invece raccontano le opposizioni che non aspettavano altro di trovare un nuovo paladino contro il governaccio delle destre. Tutti insieme appassionatamente, accalcati. Magok e gli altri due immigrati non hanno fatto in tempo a terminare gli interventi che i leader progressisti, ambientalisti, ex comunisti ed ex grillini che per sopravvivenza si sono convertiti a Giuseppe Conte si sono fiondati al tavolo per strette di mano e selfie, come si fa con le stelle del cinema e della musica. I denuncianti erano tre, dunque i principali partiti di sinistra non dovranno neanche litigare, eventualmente, per candidarli.

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