In Italia approda Bazr, la prima mobile app tutta italiana che rivoluziona del tutto il modo di fare shopping. Un modello che ora ambisce a ridefinire le modalità dello shopping digitale, fondendo due mondi finora rimasti distinti: il live streaming e l’influencer marketing. Nata dall’idea dell’imprenditore Simone Giacomini, la piattaforma propone di trasformare l’acquisto online in un’esperienza partecipativa e continua, destinata – secondo le previsioni – a rappresentare oltre il 20% dell’e-commerce globale entro il 2026. Qui, l’utente non è più un semplice spettatore. Al contrario, può interagire con creator e brand in diretta, senza mai dover interrompere la visione. Durante le sessioni live, infatti, è possibile acquistare i prodotti presentati, commentare, porre domande e lasciarsi guidare – in tempo reale – da creatori di contenuti spesso già seguiti sui social.
«Abbiamo costruito Bazr attorno a tre esigenze principali: ridurre la user fatigue degli utenti subissati da contenuti pubblicitari, aiutare i creator a bilanciare contenuti di entertainment con l’esigenza di monetizzare, e proporre esperienze di acquisto gratificanti e immersive che l’e-commerce tradizionale non offre», spiega il fondatore, evidenziando che si tratta di un’azienda «unica nel suo genere non solo sul mercato italiano, ma anche europeo. Esistono piattaforme SaaS che permettono ai brand di implementare sessioni di live shopping sui loro canali proprietari, ma Bazr punta sul fattore umano rappresentato dai creator e sull’interazione durante le live per creare esperienze immersive», ha aggiunto.
L’applicazione si apre fin da subito a chiunque abbia competenza e passione per un determinato settore, senza imporre un requisito minimo in termini di follower. Questo approccio punta a privilegiare la credibilità e l’autenticità rispetto alla mera popolarità, con l’idea che una presentazione competente e coinvolgente possa incrementare la fiducia degli utenti e facilitare la decisione d’acquisto. Per gli utenti, la partecipazione a una esperienza di shopping live e aumentata significa poter fruire di un contenuto altamente informativo e spettacolare, interagire attivamente, porre domande e ricevere risposte in tempo reale, un aspetto che cambia radicalmente il modo di acquistare online, ancora spesso percepito come freddo e impersonale.
Alla base dell’app c’è inoltre una tecnologia sviluppata per facilitare l’incontro tra domanda e offerta, utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale che selezionano i contenuti e i prodotti più in linea con le preferenze degli utenti.
Il modello di business si fonda inoltre sull’integrazione di diversi attori: brand, creator e consumatori non sono più entità separate, ma partecipano a un sistema fluido dove la relazione umana – mediata dal digitale – gioca un ruolo centrale. Un ulteriore aspetto riguarda l’offerta presente su Bazr, che non è dettata dal peso mediatico dei marchi, né da strategie di pricing aggressive. La piattaforma privilegia marchi caratterizzati da originalità e qualità, che spesso si distinguono per unicità e carattere. La gamma di prodotti spazia dal beauty alla moda, dalla tecnologia allo sport, con l’intento di proporre un ventaglio variegato capace di interessare differenti segmenti di pubblico e favorire forme di cross selling.
L’interesse per Bazr non è rimasto confinato all’ambito italiano. Recentemente, Valiant Asset Management ha acquisito una quota di minoranza nella società, riconoscendo il potenziale di sviluppo nel mercato europeo del live shopping. L’investimento, valutato a 50 milioni di euro pre-money, sottolinea l’importanza strategica che questo segmento sta acquisendo nel panorama globale. Secondo Sandro Patti, ceo di Valiant, Bazr incarna una «visione promettente» e un modello in grado di intercettare il crescente interesse per il social commerce dal vivo. Dietro a questa operazione c’è anche il lavoro di consulenza legale dell’avvocato Francesco Marotta, che evidenzia come il live shopping rappresenti una delle aree più dinamiche e in espansione del commercio digitale europeo. Guardando al futuro, invece, una ricerca commissionata dall’azienda Nielsen ha indagato le abitudini degli acquirenti online tra i 18 e i 44 anni, rilevando come oltre la metà del campione conosca già il meccanismo del live shopping, e quasi la metà abbia interesse a sperimentarlo. I vantaggi percepiti sono molteplici: comodità, rapidità, possibilità di confrontare prezzi e recensioni in modo immediato. Ma emergono anche criticità note nel mondo e-commerce, come la difficoltà a fidarsi delle immagini o delle descrizioni dei prodotti, le incertezze legate ai resi o i costi di spedizione elevati.
Proprio in questo contesto il live shopping si presenta come una possibile soluzione: vedere i prodotti “dal vivo”, ovvero indossati o utilizzati da persone reali durante una diretta, permette di superare alcune delle perplessità legate all’acquisto online. Il coinvolgimento e la spontaneità dei creator diventano quindi elementi chiave per instaurare un rapporto di fiducia, con il 33% degli intervistati che dà grande importanza alla sincerità del presentatore. L’ascesa del live social commerce rappresenta una trasformazione significativa del modo in cui i consumatori interagiscono con i brand e scelgono i prodotti. Se da un lato la tecnologia facilita l’incontro tra domanda e offerta, dall’altro è la componente umana – fatta di dialogo, empatia e partecipazione – a definire il valore aggiunto di questa esperienza. Bazr si colloca dunque in un settore ancora agli albori in Europa, ma destinato a crescere rapidamente. Come testimoniano i dati, in Cina questo mercato raggiungerà entro il 2026 la cifra di un trilione di dollari, e anche in Italia la domanda di forme di shopping più coinvolgenti e personalizzate è in aumento. «Le nostre intuizioni sono supportate dai dati, che dimostrano come il social commerce sia in costante crescita», ha commentato ancora Giacomini, che conclude: «Il 46% dei consumatori italiani acquista prodotti suggeriti da marchi o influencer sui social, mentre il 36% sceglierebbe il live shopping e vorrebbe che i brand lo utilizzassero di più».