Alessandro Impagnatiello-choc: in aula così. E davanti ai genitori di Giulia...

mercoledì 25 giugno 2025
Alessandro Impagnatiello-choc: in aula così. E davanti ai genitori di Giulia...
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Un atteggiamento "spavaldo" quello mostrato nell'aula di tribunale da Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi al momento della morte. A parlare in questi termini dell'ex barman è l'inviata di Federica Panicucci a Mattino 5. Seduto accanto al suo avvocato davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, il 32enne è apparso con una camicia a quadretti azzurri sbottonata, i capelli rasati e i mocassini. Dietro di lui, la mamma e il papà della vittima, arrivati dalla provincia di Napoli e presenti a ogni udienza anche nel processo di primo grado.

La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio e al termine di un processo di secondo grado durato appena mezza giornata: Impagnatiello è stato condannato all'ergastolo anche in appello. Confermata quindi la sentenza di primo grado come chiesto dalla sostituta procuratrice generale di Milano Maria Pia Gualtieri, che aveva detto: "Impagnatiello ha ucciso con premeditazione la donna che portava in grembo il suo bambino". La sua difesa, invece, puntava alle attenuanti per abbassare la condanna a 30 anni.

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Per Impagnatiello, però, i giudici hanno escluso l'aggravante della premeditazione e confermato quella della crudeltà. A tal proposito Chiara, sorella della vittima, in una storia su Instagram ha scritto: "La chiamano legge ma si legge DISGUSTO. L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su Internet: 'Quanto veleno serve per uccidere una donna'. Poi l’ha uccisa. Per lo STATO, supremo legislatore, NON È PREMEDITAZIONE. VERGOGNA a una LEGGE che CHIUDE GLI OCCHI davanti alla VERITÀ e UCCIDE due volte. E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. VANNO IN CELLA. Nessuno li vuole liberi, INQUINANO". Se Impagnatiello è rimasto impassibile alla lettura della sentenza, i genitori di Giulia, anche loro presenti in aula, sono invece scoppiati in lacrime. "Preferisco non dire niente", ha risposto Loredana Femiano, mamma della vittima, sollecitata dai giornalisti in aula. 

L'omicidio risale alla sera del 27 maggio 2023 nell'appartamento in cui la coppia viveva a Senago. L'uomo, secondo l'accusa, avrebbe ucciso con crudeltà non solo per il numero di ferite, 37 coltellate, ma anche per "la localizzazione dei colpi inferti, ad esempio i tre colpi al viso sono lesioni non mortali voluti per sfigurare la vittima, un elemento di crudeltà, di odio feroce verso questa povera donna e questo descrive il voler aggiungere sofferenze aggiuntive", aveva spiegato la procuratrice prima della sentenza.

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