Altra svolta sul caso Garlasco. La macchia ipotenare presente sull'impronta 33, quella ormai nota repertata sul muro delle scale verso la cantina dove fu trovato il corpo di Chiara Poggi, è una manifestazione fisiologica di contatto per accumulo di sudore, non una traccia di sangue. Lo mettono in evidenza Luciano Garofano e Luigi Bisogno, i due consulenti nominati dalla difesa di Andrea Sempio, rappresentata dai legali Massimo Lovati e Angela Taccia, in un'integrazione depositata oggi della consulenza con cui hanno già contestato le conclusioni dei consulenti dei pm, che hanno attribuito la 33 a Sempio, nuovo indagato per l'omicidio di Garlasco.
Già nella consulenza i due esperti della difesa hanno segnalato che i consulenti della Procura di Pavia, quando hanno attribuito l'impronta del palmo di una mano a Sempio, sono caduti in un "pregiudizio interpretativo", operando "in totale disaccordo alle procedure accreditate presso la Comunità scientifica". E hanno confuso per "minuzie", trovandone, a loro dire, 15 corrispondenti con l'impronta dell'amico del fratello di Chiara, anche quelle che erano solo "interferenze murarie", ossia segni del muro, e non "strutture papillari reali". Nell'integrazione prendono in considerazione anche il fatto che già il Ris all'epoca aveva escluso che l'impronta fosse insanguinata. Cosa che gli inquirenti hanno tentato di verificare provando ad andare, senza esito, a recuperare l'intonaco da cui la traccia era stata grattata via per le analisi nel 2007. La conclusione, secondo Garofano e Bisogno, è che si tratta di sudore e non di traccia ematica. Consulenti che, poi, tornano a ribadire che la 33 non si sovrappone in modo corretto, e nemmeno con una tolleranza accettabile, a quella di Sempio e spiegano che quell'impronta è stata lasciata in tre fasi distinte, secondo una dinamica definita involontaria e composita. I consulenti, poi, contestano il fatto che gli esperti dei pm potrebbero aver usato un software, anche se non risulta dalla loro relazione, con un'identificazione automatica dei 15 punti per attribuirla a Sempio.
Un'individuazione automatica delle minuzie, insomma, non idonea a trattare questo tipo di impronte, perché genererebbe sovrapposizioni e minuzie non fondate morfologicamente. Per la difesa Sempio non c'è alcuna certezza nemmeno dell'appartenenza a lui di cinque minuzie che erano già state identificate. Le altre, invece, sono solo "interferenze" del muro. Anche una consulenza dei legali della famiglia Poggi, sempre depositata nei giorni scorsi, aveva smontato tecnicamente l'attribuibilità della 33 a Sempio. La difesa del condannato Alberto Stasi, invece, sta lavorando per depositare "osservazioni tecniche" per chiedere ai pm ulteriori accertamenti perché quella impronta appare "densa e carica di materiale biologico", sangue probabilmente, per la difesa Stasi.