Ore 10.25: 45 anni dopo, la Strage di Bologna è ancora fonte di polemiche politiche. Nel giorno della commemorazione dell'orribile carneficina del 2 agosto 1980, con la bomba che provocò 85 morti e 200 feriti, arrivano le parole nette del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che parla di "un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile".
"Bologna, l'Emilia-Romagna, l'Italia, risposero con prontezza e fermezza - ricorda il Capo dello Stato -, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste". Gli artefici della strage volevano cancellare i valori democratici del Paese, spiega Mattarella, "generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato". "Merita la gratitudine della Repubblica - conclude il presidente - la testimonianza dell'Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani".
Anche il sindaco Pd di Bologna Matteo Lepore parla di "una verità importante ma soprattutto la verità giudiziaria, quindi d'ora in poi nessuno potrà raccontare in modo diverso alla stazione di Bologna e anche nei mesi e anni precedenti, sappiamo chi sono i mandanti, gli esecutori e i depistatori".
A rappresentare l'esecutivo a Bologna c'è Anna Maria Bernini, ministro dell'Università: "Assicuro che il governo farà di tutto perché non sia dimenticata", prende la parola nel cortile d'onore di Palazzo D'Accursio incontrando i familiari delle vittime in Comune e parlando di "strage orrenda, oscena, che i magistrati hanno definito di matrice neofascista". Durante il discorso, la ministra ammette: "Salutando i familiari, ho avvertito un certo disagio. Ma vorrei trasmettere il messaggio che il Governo è dalla vostra parte. Qualsiasi lettura della vicenda è legittima, ma da domani collaborerò a prescindere con voi per il massimo della trasparenza e della verità. Se altri processi ci dovranno essere, ci saranno. E anche io ringrazio i magistrati che ci hanno portato alle sentenze definitive".
Bernini arriva a ringraziare anche il presidente dell'associazione dei familiari, Paolo Bolognesi, sempre molto poco tenero nei confronti dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. "Lo ringrazio, a nome mio personale e del governo - dice Bernini - per quello che ha fatto e per quello che ha detto, e anche per tutto ciò rispetto al quale non sono d'accordo. Dal palco lo ascolterò con rispetto e sarò dissenziente, in silenzio, sulle cose sulle quali non sono d'accordo".
La replica di Bolognesi non si fa attendere: "Dopo 45 anni di chiacchiere aspettiamo i fatti. Anche io non condivido buona parte di quello che ha detto". Quindi torna sulla direttiva del direttore degli Archivi di Stato che renderebbe difficile la consultazione delle sentenze sulla bomba alla stazione e non solo. "Non è un intralcio a nostro parere burocratico, ma è un intralcio per non farci fare passi avanti. Visto che i passi avanti si possono ancora fare, ecco, sembra quasi che ci vogliono impedire di andare oltre quello che stiamo andando. Per certa gente siamo andati troppo avanti". Queste "sono direttive contrarie alla legge perché le sentenze sono documenti pubblici e come pubblici devono essere trattati, non hanno nessun segreto da dover mantenere. Il fatto che uno vada a chiedere una sentenza di questo tipo e perda dei mesi per poter solo avere risposte sul perché non le si danno, credo che sia un fatto che va nella direzione di nascondere".
Quindi il nuovo attacco politico di Bolognesi, che nel pomeriggio lascerà il suo incarico: "Oggi sappiamo chi è stato e ne abbiamo anche le prove. La strage del 2 agosto 1980, già ideata nel febbraio 1979, fu concepita e finanziata dai vertici della famigerata loggia massonica P2, protetta dai vertici dei Servizi Segreti italiani iscritti alla stessa loggia P2, eseguita da terroristi fascisti. Contiguità che sembrano ancora oggi salde e inconfessabili, se pensiamo che fino a ieri le inchieste sulla strage del 2 agosto sono state ostacolate in ogni modo con depistaggi e intossicazioni che, seppur smascherate e smontate in sede processuale, hanno portato a ritardi di anni e anni nell'accertamento dei fatti. E se ci sono voluti così tanti anni perché si arrivasse a svelare il quadro completo di chi ha voluto ed eseguito la strage del 2 agosto 1980, - ha aggiunto - è perché tutti, a parole, affermano di volere la verità, ma nei fatti sono moltissimi coloro che, pur avendone la possibilità, hanno fatto e fanno qualunque cosa per nasconderla, ritardarla e dissimularla". "Sappiamo bene che gli amici degli stragisti non si collocano solo a destra, perché il partito dei nemici della verità è trasversale, così come era trasversale la famigerata loggia massonica P2. È però un fatto che tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento Sociale Italiano, partito costituito nel 1946 da esponenti della Repubblica Sociale Italiana (allora in gran parte latitanti perché ricercati dalla nuova giustizia della Repubblica democratica), che fino all'ultimo avevano combattuto con i tedeschi contro i partigiani, partito che si collocava apertamente contro la nascente Costituzione nata nel 1947 e ispirata alla lotta di Liberazione".