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Tennis, "50 euro a partita": esplode lo scandalo, un caso in Italia

domenica 10 agosto 2025

3' di lettura

Un annuncio online dal tono allettante, la promessa di guadagni facili e rapidi, la passione per il tennis come requisito principale: sarebbe stato questo, secondo la Procura di Roma, il metodo utilizzato da un 35enne russo – oggi indagato – per ingaggiare persone pronte a condizionare i match dagli spalti. "Offro un entusiasmante lavoro part-time per persone che hanno familiarità con le regole del tennis. Pagamento da 50-70 euro a partita. Tutto ciò di cui hai bisogno per fare il lavoro è un telefono", recitava l’inserzione.

L’uomo, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, è stato fermato il 12 maggio 2022 durante gli Internazionali di Roma. La guardia di finanza lo avrebbe sorpreso mentre utilizzava "un’app non autorizzata" per scommettere in diretta.

Secondo quanto ricostruito da Il Messaggero, già cinque anni fa l’indagato avrebbe messo nero su bianco online le condizioni per diventare “disturbatore”: "Orari e impiego flessibili a seconda della sede del torneo (in quello dal 3 al 15 agosto a Palermo, tutte le spese sono pagate in anticipo da noi). Tutti i biglietti per il torneo sono disponibili e ve li inviamo prima della partita, copriamo anche altre spese in anticipo". Il compenso? "Pagamento da 50 a 70 euro a partita, da una a cinque partite al giorno. Per svolgere il lavoro, è necessario solo un telefono. Il lavoro part-time divertirà e porterà guadagno a tutti coloro che conoscono e amano il tennis, e avranno anche l'opportunità e la voglia di assistere alle partite di tennis allo stadio".

L’annuncio descriveva anche le competenze richieste: "Devi avere esperienza nel guardare la tv, scommettere o giocare di persona. Non è necessario giocare a tennis! Stiamo organizzando un briefing formativo in cui potrete provare a valutare i vostri punti di forza utilizzando un test virtuale. Se vi impegnate otterrete un impiego a tempo pieno e indeterminato con retribuzione stabile in un amichevole team".

Il 35enne si difende sostenendo di essere un courtsider, ovvero un osservatore a bordo campo che comunica in tempo reale dati utili agli scommettitori, sfruttando il ritardo di pochi secondi tra l’evento e l’aggiornamento delle quote da parte dei bookmaker. Un margine ridottissimo ma sufficiente, per chi scommette, a ottenere un vantaggio. Gli inquirenti, però, ipotizzano che l’attività andasse oltre il semplice courtsiding, coinvolgendo complici incaricati di distrarre i giocatori per alterare l’esito dei punti.

A difendere l’indagato è il suo legale, che respinge ogni accusa: "Il mio assistito è stato fermato all'uscita dell'impianto sportivo come un delinquente. Un fermo che lascia perplessi, e che nasce, temo, da una scarsa conoscenza del sistema anglosassone delle scommesse. All'estero non si gioca solo sulla vittoria o sulla sconfitta: si può scommettere su un punto, su un game, su un set, su un match point. Per questo, società autorizzate e legali, come quella per cui lavora il mio assistito, si avvalgono di osservatori fisici che riferiscono in tempo reale. È un'attività pienamente legittima, riconosciuta in Inghilterra. Nei dispositivi sequestrati non c'è traccia di alcuna scommessa o condotta illecita. Non c'è un solo elemento che possa far pensare a disturbi del gioco o ad alterazioni", conclude.

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