Il destino, la sfiga. Quel secondo maledetto in mezzo a un temporale estivo. La probabilità di essere colpiti da un fulmine è di una su 15mila, e il 10% di chi è folgorato muore. Sembrano numeri irrisori, quasi da leggenda metropolitana (invece è scienza e si basa sui dati del National weather service, il servizio meteorologico americano), sembra una paura da esorcizzare: ma-vuoi-vedere-che-capita-proprio-a-me? Eppure succede, purtroppo. E succede più spesso di quanto immaginiamo. Sono almeno cinque, e solo in Italia, le persone colpite da un fulmine in questo agosto ballerino. Una è morta, tre sono in gravissime condizioni, una è miche adesso è ricoverato in coma farmacologico all’ospedale de L’Aquila; ne ha 44 l’uomo che a Marzamemi, nel Siracusano, sabato, è rimasto fulminato mentre verificava la posizione di alcune barche al porto ed è finito in rianimazione all’Umberto I; ne ha 70 il signore che a Piombino, Livorno, a inizio mese, è stato salvato da chi, sulla spiaggia, s’è accorto dello strale che lo aveva colpito e ha iniziato con le manovre di rianimazione (al 70enne il cuore s’è fermato per circa mezz’ora). Eppure, qualche settimana fa, un runner di Pisa, impegnato in un trail sull’Appennino modenese, l’ha scampata per un pelo: è stato colpito, pure lui da un fulmine, ma ha perso i sensi e quando si è risvegliato hanno dovuto raccontargli cosa aveva passato: ne è uscito completamente, fortunatamente, indenne.
Il Cnr, che è il Consiglio nazionale delle ricerche, ha contato cinque milioni e mezzo di fulmini caduti nel nostro Paese nel 2022, sette milioni nel 2018 e ha stimato che, ogni anno, il numero dei decessi possa oscillare tra le venti e le cinquanta vittime. Che sono tante e che probabilmente si concentrano (come suggeriscono le analisi statunitensi di fenomeni simili) nei mesi estivi, al 73%, curiosamente la domenica e sugli uomini dato che, globalmente, l’80% di chi non ce la fa è maschio (anche perché gli arresti cardiaci sono più comuni tra il sesso cosiddetto forte).
Si, ma allora, che si fa? Perché d’accordo la disgrazia, corna e accidenti alla jella, però un modo per prevenire, per diminuire i pericoli ci sarà o no? Il fulmine è una scarica elettrica di forte intensità la cui corrente varia tra i dieci e i 200 kiloampere (una normalissima lampadina assorbe circa 0,26 ampere, un kiloampere è la moltiplicazione per mille di un ampere). Già da anni la Protezione civile avverte che, quando si è all’aperto sotto un temporale, è meglio non cercare riparo sotto pali o alberi isolati, sotto i tralicci e, genericamente, sotto oggetti molto alti. Non usare il cellulare o il tablet è un’altra pratica utile, così come togliersi di dosso gli oggetti metallici. Durante un’acquazzone non è il caso di giocare con un aquilone, se si è in gruppo ci si dovrebbe sparpagliare distanziandosi di una decina di metri.