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Leoncavallo, ecco gli altri centri sociali da sgomberare

di Andrea Muzzolon sabato 23 agosto 2025

3' di lettura

Finalmente, dopo oltre 30 anni, il Leoncavallo è stato sgomberato e l’immobile di via Watteau a Milano restituito ai legittimi proprietari. Il governo Meloni e, in particolare, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi l’avevano promesso: tolleranza zero verso chi occupa illegalmente. Dopo l’approvazione del nuovo decreto sicurezza, il Viminale ha voluto dare un segnale forte, ripristinando la legalità nel centro sociale più famoso d’Italia. Ma la strada da fare è ancora tanta.

Solo nel capoluogo lombardo, gli spazi occupati da centri sociali e antagonisti vari sono molti. Il più famoso, dopo il Leonka, è Il Cantiere. Vicino a compiere 25 anni, il centro sociale ha la sua base nella palazzina in viale Monte Rosa 84, occupata nel 2001 dai collettivi studenteschi meneghini impegnati a organizzare le contestazioni per il G8 di Genova. Da allora lo stabile è in ostaggio: a fine maggio il Tribunale civile di Milano ha stabilito che non sussistono le condizioni per la procedura di sfratto d’urgenza, in barba alla nuova proprietà che nel marzo 2024 ha acquistato l’immobile per quasi 2 milioni di euro. A dormire sogni tranquilli è anche il Labretta: la prima occupazione risale a 12 anni fa in piazza Ferravilla, poi via Cornalia, via Canzio, via Val Bogna e via Edolo. Un lungo tira e molla fra occupanti e polizia risolto dal Comune di Milano che ha deciso di “legalizzare” gli abusivi, assegnandogli uno spazio di 300 metri quadri in via Rizzoli.

La strada della regolarizzazione è quella che sta tentando anche l’amministrazione comunale di Torino con l’Askatasuna. Lo storico centro sociale, protagonista di violenti scontri con le forze dell’ordine, occupa lo stabile di corso Regina Margherita 47 dal 1996; ora l’intenzione del sindaco Lo Russo sarebbe quella di assegnare regolarmente lo spazio agli occupanti. E, proprio nel giorno dello sfratto del Leonka, il dem ci ha tenuto a ribadire la sua posizione: «Siamo consapevoli che quello di Torino, che ha scelto un percorso di uscita dall’illegalità attraverso un patto di collaborazione civica, è un percorso complesso, ma sta andando avanti secondo quanto avevamo previsto».

Ma sotto la Mole trovano rifugio tanti altri antagonisti, come quelli di El Paso. “In attività” dal 1987, devono il loro nome all’ubicazione dell’ex scuola materna Di Robilant in via Passo Buole (quartiere Lingotto), sede storica del gruppo anarchico.

Coetaneo di El Paso, nel nord est, è il centro sociale Il Pedro. A Padova occupa lo stabile comunale in via Ticino, all’Arcella, dal 1987. Nessuna amministrazione, di nessun colore politico, è mai riuscita a sgomberare il gruppo temendo pesanti problemi di ordine pubblico. Il centro sociale, infatti, non è nuovo agli scontri. Lo scorso febbraio, dopo aver assaltato un presidio di CasaPound, dodici membri del Pedro sono stati raggiunti da un foglio di via dalla città di Padova della durata di quattro anni. Spostandoci verso la Toscana, risalgono al 1989 le prime occupazioni del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud.

Dopo il grande sgombero del novembre 2001, quando il Cpa fu cacciato da centinaia di agenti dall’area ex-Longinotti, ci volle appena un mese per vedere una nuova occupazione. Da allora, il centro sociale ha la sua base nell’ex scuola media Don Facibeni in via Villamagna. La Capitale “ospita” il Csoa Forte Prenestino, uno fra i centri autogestiti più grandi d’Italia. Durante la “festa del non lavoro” del 1986, alcuni giovani occuparono l’ex forte militare di proprietà del Comune. Da allora non se ne sono mai andati e tutt’oggi, al di là del ponte levatoio d’ingresso, vengono organizzati numerosi eventi. Sempre a Roma, fra gli immobili in attesa di essere sgomberati, rientralo Spin Time.

All’Esquilino, in via Santa Croce in Gerusalemme 55, il movimento per il diritto alla casa Action - uno di quelli che piacciono tanto a Ilaria Salis- ha occupato un palazzo di dieci piani dell’Inps. Nonostante “l’esperimento abitativo”, che oggi conta oltre 500 inquilini, sia sostenuto da quasi tutto il centrosinistra, lo stabile è stato reinserito nel 2022 fra quelli in attesa di sfratto dall’allora prefetto Matteo Piantedosi. Elenco nel quale figura anche la sede di CasaPound in via Napoleone III, occupata dai militanti nel 2003. A Napoli gli immobili occupati sono tantissimi. Fra questi spicca il quartier generale di Officina 99: nel 1991 venne occupato abusivamente lo stabile di via Gianturco, a Poggioreale. Inutile il tentativo di sgombero avvenuto poco dopo: il centro sociale non se né mai andato dall’edificio che, dal 2005, è diventato di proprietà del Comune partenopeo. La lista sarebbe ancora lunghissima, ma da qualche parte bisognerà © RIPRODUZIONE RISERVATA pur cominciare...

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