Dev’essere una sorta di viaggio della sopravvivenza quello della Global Sumud Flotilla. Una gara a eliminazione in mezzo al mare. Uno Squid Game in salsa palestinese. Non sappiamo se ne rimarrà solo uno ma i racconti dei primi giorni tra le onde verso Gaza fotografano una realtà da combattimento. Ci sarà pure lo spirito umanitario ad animare gli equipaggi ma nei fatti questa ha tutto il sentore di essere una missione di guerra. Del resto, aggirare un blocco navale (imposto da un Paese sovrano, Israele, nei giorni immediatamente successivi al celebre e terribile attacco terroristico del 7 ottobre 2023) cos’altro potrebbe essere se non una sfida dal sapore militare?
A leggere i diari di bordo dalla Flotilla, vergati da una corrispondente della Stampa, c’è da mettersi le mani nei capelli. Detto che un team legale internazionale monitora costantemente la rotta per documentare «eventuali violazioni del diritto marittimo» e che durante il corso di preparazione alla crociera era severamente vietato fare foto o video per evitare che potessero «diffondersi informazioni sensibili», le ultime raccontano di provetti marinai pieni di lividi.
L’esercitazione pratica di martedì ha lasciato il segno. In menù (quello relativo al cibo è rigorosamente halal, sia mai che i musulmani si sentano discriminati...) c’era una «simulazione di abbordaggio con annesso pestaggio e ammanettamento».
PREPARAZIONE COMPLETA
Bisogna farsi trovare pronti nel caso in cui le Israel defense forces si mettano di traverso perché, dicono gli attivisti che hanno già avuto a che fare coi soldati israeliani, questi sono cattivissimi. «Si è trattato di una riproduzione piuttosto realistica e fedele, salvo che per l’intensità dei colpi inferti, di quanto potrebbe accadere se l’Idf ci fermasse in mare. Meglio prepararsi a tutti gli scenari», si legge nella rubrica “Cronache dalla Flotilla”.
C’è anche la testimonianza di Carlo, 73 anni, romano, ex dirigente d’azienda in pensione. Farà parte dell’equipaggio tecnico vista la sua esperienza con le barche (ne ha una e ci fa le vacanze). «Credevo fosse importante esserci in questa missione. Ho già fatto volontariato in Palestina due volte», ha spiegato alla Stampa.
Il passaggio più curioso, però, è quello che riguarda la prevenzione giuridica in caso di guai. «Mio figlio, prima di partire, mi ha detto: “Se ti prendono cosa devo fare? Scrivimi il testo della lettera da mandare alle istituzioni per farti liberare”. Lui è il maggiore, vuole essere razionale. Al contrario di suo fratello che era tutto entusiasta e orgoglioso». Si mettono le mani avanti. Ma non è tutto. La Flotilla si è dotata di un sistema di tracciamento avanzato che consente di monitorare in tempo reale sulla mappa gli spostamenti delle barche. Il motivo? «Garantire la sicurezza delle persone a bordo, mantenere la trasparenza sulla posizione della nave e ritenere i potenziali aggressori responsabili delle loro azioni». Vogliono visibilità gli attivisti col pugno sinistro chiuso e la kefiah stretta attorno al collo, in modo, dicono loro, che faccia da «deterrente alla violenza e alle interferenze illegali, garantendo anche che qualsiasi atto di aggressione possa essere documentato e investigato».
I PRECEDENTI
C’è anche spazio per i ricordi, ovvero il sequestro della nave Madleen (a bordo c’era sempre Greta Thunberg) lo scorso giugno. Partita da Catania e diretta a Gaza era stata abbordata e rimorchiata dall’esercito israeliano dopo il rifiuto di obbedire ai comandi (ovvero cambiare rotta e non forzare il blocco navale). «Le flottiglie del passato hanno dovuto affrontare violenti raid, detenzioni illegali e l’ostruzione di missioni umanitarie. In questo contesto, il tracciamento (che consente a sostenitori, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani di seguire l’imbarcazione in tempo reale) non è semplicemente uno strumento di navigazione: è una forma di protezione». E ancora: «Il tracciamento trasforma una nave solitaria in un viaggio osservato globalmente, rendendo più difficile che qualsiasi violazione passi inosservata o venga sfidata». Cosa riserverà il prossimo allenamento? Un corso di tiro a segno per abbattere i droni nemici? Intanto, oggi le acque del Tevere (dove la navigazione è impossibile) saranno solcate da un battello pro-Pal in solidarietà con la Flotilla.