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Un racconto per le canaglie filo-Hamas

di Mario Sechi mercoledì 17 settembre 2025

2' di lettura

Alle canaglie di Pisa, a futura memoria. Voglio dirvi un paio di cose, voglio raccontarvi una storia. Non farò come gli intellettuali à la page che vi lisciano il pelo, che vi dispensano comprensione, che sono pronti a darvi un’altra occasione, la mia pedagogia è che il perdono è di Dio, non degli uomini. E voi per me siete liberi di continuare sulla cattiva strada, perché è là che incontrerete il vostro destino, la storia. Ieri sera, mentre voi davate la caccia al “professore sionista”, mentre imitavate Hamas riprendendo con la telecamera la vostra impresa, sono stato ospite della Comunità ebraica di Milano e ho visto un padre, Ilan Dalal, che aspetta il ritorno del figlio, Guy Gilboa Dalal, dalla prigionia di Gaza. Ho visto un uomo con il dolore addosso, portare fieramente la speranza, ho visto un soldato ventiduenne, Adi Karni, guardare il domani del suo Paese nella gioia e nella pace, non prima di aver finito la guerra contro i terroristi. Lui eroe, voi canaglie.

Il padre indossa una maglia nera con la foto del figlio prigioniero delle bestie islamiste. Fotogramma dopo fotogramma, quel padre ripercorre il rapimento del figlio, dal Nova Festival, dove si ballava, ai tunnel di Gaza, dove si muore.

È il padre di un ragazzo che potrebbe diventare scudo umano, un uomo che ha messo su una corazza per combattere in nome del figlio, portare in giro per il mondo la storia di un ebreo braccato e rapito perché ebreo. Ho visto un film d’animazione, sublime poesia, il sogno di un ritorno a casa, ai giochi, ai prati, ai cuori, al canto, alle lettere, ai fiori, al sole, al ballo, alle “foglie d’erba” di Walt Whitman. È la parabola di un sogno. E di un incubo. Dai balli del Nova Festival, ai proiettili che sibilano, alla fuga, al rapimento, al terrore, al buio, al tunnel, alla prigionia, alla solitudine, al ghigno diabolico di Hamas, alla liberazione che arriverà, sempre e per sempre, in un vortice di fiori, correndo su un viale alberato che si chiama libertà. È il nostro cuore che batte e non lo capirete mai, voi canaglie.

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