“Anziché dare soldi a Leonardo e alle lobby di armi...”. Il senatore grillino, che non sarà citato per non dare la ribalta a chi cerca solo quella (tanto secondo le regole della casa uno vale uno, quindi uno vale l’atro), incalza il ministro dell’Interno nel question time a Palazzo Madama. Tema: la sicurezza. Svolgimento dei Cinque Stelle: la gente ha paura, servono più forze dell’ordine. Contraddizione tipica delle tesi del Movimento: Giuseppe Conte e il suo sodale, Maurizio Landini, che va d’accordo più con M5S che con il Pd, agitano le piazze. Uno indice manifestazioni per la pace che vengono regolarmente infiltrate da esagitati e hanno una coda di violenza, l’altro incita alla rivolta sociale permanente, tant’è che prima la Cisl e poi la Uil lo hanno mollato. Nelle ultime manifestazioni sono stati feriti una sessantina di agenti, riportando anche quelli con contusioni lievi. Domanda provocatoria: taluni deputati dell’opposizione chiedono più forze dell’ordine perché così i pro-Pal in piazza possono avere di che menare come un tamburo? No che non è così, ma così accade.
La causa palestinese e le sofferenze di Gaza usate come arma politica per attaccare il governo sono triste e cinica cosa. Sono anche una cosa pericolosa? Fonti governative precisano che siamo al fiammifero e non ancora all’incendio, ma bisogna vigilare perché il fuoco è imprevedibile, quando parte. Traduzione: i pro-Pal che fanno casino urlando “Dal fiume al mare”, cioè inneggiando alla distruzione di Israele - non le persone che protestano civilmente in nome di una genuina sensibilità - sono ancora più che altro gente che ama rompere vetrine, oltre che l’anima altrui. Però sarebbe bene che la politica non si industriasse per fornire loro ragioni per farlo. E poi: o si sta dalla parte delle forze dell’ordine, o da quella di chi intimidisce. Queste sono le riflessioni che suscitano le parole di Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, il colosso italiano dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza, il quale per la seconda volta in una settimana lancia l’allarme.
«Un giorno sì e uno no siamo attaccati da sedicenti pacifisti, che per ironia della sorte si mettono d’accordo via social, la cui sicurezza garantiamo noi», denuncia il manager. «Non mi posso muovere, non posso andare fuori» continua l’ex ministro della Transizione Ecologica del governo di Mario Draghi, che per un’altra ironia della sorte pareva il più apprezzato dalla componente grillina. E poi la staffilata al mondo delle università: «Spiace vedere che proprio loro critichino i rapporti di collaborazione con Leonardo, ma riteniamo che sia un momento di difficoltà con alcune minoranze di studenti e pazientemente aspetteremo». Detto da un fisico e da un accademico, che è anche e per questo amministratore di Leonardo, suona così: cari (ex colleghi), non rendetevi complici del sapere ostaggio di pochi esagitati iscritti all’università probabilmente più per guadagnare tempo che per crearsi una professionalità. Il punto è che Leonardo è vittima della fandonia con la quale l’opposizione da mesi alimenta la sua politica contro il governo. Dem e grillini, indifferentemente, sostengono che l’Italia armi la mano di Benjamin Netanyahu, quando l’esecutivo invece continua ad affermare che dal 7 ottobre 2023 non ha più stipulato contratti di fornitura di armi con Israele.
Se proprio dobbiamo spaccare il capello in quattro, gli ultimi che l’Italia ha fatto risalgono ai tempi in cui a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte; sì, il pacifista di oggi che ieri ha aumentato le spese militari del Paese. Per quanto riguarda Leonardo, obiettivo sul quale è stato puntato l’indice, la verità è che l’industria ha fornito a Israele 30 velivoli M-346 per l’addestramento dei piloti in esecuzione di un contratto del 2012, governo Mario Monti, rinnovato poi negli anni sotto l’aspetto dell’assistenza tecnica da remoto, della riparazione e della fornitura di ricambi. Poi ci sono gli elicotteri, anch’essi con funzioni di addestramento, ma il cui impegno risale al 2019, pieno governo Conte. A verità ristabilita, urge domandarsi perché i pro-Pal arroventino il clima a tregua appena raggiunta e ancora fragile.
Forse per farla saltare? Ma la domanda più inquietante è perché parte dell’opposizione dia copertura politica a chi impedisce a Cingolani di uscire di casa. Ne vale la pena? Non c’è un modo più civile e meno pericoloso per mettere in difficoltà il governo di Giorgia Meloni?