Ho letto con interesse gli articoli che Libero ha dedicato in questi giorni alla trasmissione Report tornata in onda ieri. Vorrei portare un contributo al dibattito su uno dei servizi che mi ha riguardato in prima persona insieme al think tank di cui sono presidente, Nazione Futura, per spiegare come funziona il “metodo Report”. Il servizio in questione riguarda la rete internazionale delle fondazioni di destra e si basa su un documento intitolato “The Great Reset” con proposte per «ripristinare la sovranità degli stati membri nell’Unione europea» realizzato dall’istituto ungherese Mathias Corvinus Collegium e dal think tank polacco Ordo Iuris.
Secondo il servizio di Report sarei la «mano italiana» dietro a questo rapporto che avrebbe influenzato Giorgia Meloni nel suo intervento in parlamento critico sul Manifesto di Ventotene. Peccato che né io né nessuno di Nazione Futura abbia contribuito alla scrittura del rapporto “The Great Reset”. D’altro canto sarebbe bastato leggere il documento per capire che non erano coinvolte realtà italiane dal momento in cui gli unici loghi presenti sono quelli delle fondazioni ungheresi e polacche e non figurano da nessuna parte riferimenti a Nazione Futura né a personalità del nostro think tank tra gli autori.
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La conferma è arrivata da un comunicato congiunto di Mcc e Ordo Iuris pubblicato ieri in cui si afferma: «Nazione Futura e Francesco Giubilei non sono stati coautori del rapporto “The Great Reset”. Prima che Mcc e Ordo Iuris collaborassero alla stesura di “The Great Reset”, nel settembre 2024 si è tenuta a Varsavia una conferenza più ampia che ha riunito diversi think tank e istituti per discutere l'attuale fase di riforma dell’Unione europea. I partecipanti a quella conferenza non hanno preso automaticamente parte alla preparazione del rapporto».
Una risposta che rappresenta non solo una smentita a Report ma una brutta figura per la credibilità del giornalismo italiano a livello internazionale. Inoltre, nel servizio di Report si dice che non rispondo alle domande su questo tema mandando in onda uno spezzone in cui vengo fermato dal giornalista di Report Giorgio Mottola durante un evento pubblico di cui ero ospite poco prima di intervenire come relatore. In quell’occasione spiego che non è né il luogo né il momento per parlare e che avrei potuto rispondere in un’altra occasione, anche perché lo stesso Mottola a settembre dello scorso anno è stato ospite nella nostra sede per un’intervista che gli ho rilasciato durata più di un’ora. Non è vero che l’intervista in questione (mai andata in onda) si riferiva al mio ruolo di consulente del Ministro della Cultura come affermato ieri in un post da Report perché l’incarico è cessato a giugno 2023 ma l’argomento erano proprio le relazioni internazionali delle fondazioni di destra. Da quel momento non ho più ricevuto richieste di interviste da parte di Report salvo un’email inviata alla redazione di Nazione Futura pochi giorni fa in cui si chiedevano le nostre fonti di finanziamento e se ricevessimo contributi da fondazioni ungheresi, polacche e americane a cui abbiamo risposto di no.
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Non è un modo serio di fare domande su questioni così delicate in un evento pubblico tra decine di persone poco prima di intervenire in una conferenza senza peraltro aver ricevuto una richiesta per rilasciare un’intervista nonostante avessero tutti i miei riferimenti e contatti per farlo. In poche parole il teorema di Report sulle fondazioni internazionali di destra si basa su tre questioni tutte e tre false. Non è vero che abbiamo scritto il documento “The Great Reset”, non è vero che riceviamo finanziamenti da fondazioni di Ungheria, Polonia e Stati Uniti e non è vero che non voglio rilasciare interviste su questi temi. Alla luce di questa esperienza mi chiedo se siamo di fronte a giornalismo d’inchiesta o, invece, alla volontà di portare avanti teoremi che, anche se i fatti dicono il contrario, devono per forza essere raccontati.
*Presidente Nazione Futura




