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La Gen Z va in treno e bacchetta i boomer

di Andrea Fatibene lunedì 3 novembre 2025

4' di lettura

Una generazione sospesa tra la voglia di fare e la paura del mondo che li circonda, tra l’ansia di non essere abbastanza e la ricerca di se stessi. Questo il quadro della Gen Z emerso da un esperimento – poi rivelatosi di grande successo – con cui Trenord ha di fatto trasformato i vagoni dei treni estivi di provincia in una sessione di terapia collettiva.

Da questa tensione nasce NewGenera, un laboratorio di ascolto e co-progettazione voluto da Trenord in collaborazione con POLI.design – Politecnico di Milano e Twig. Un luogo, tanto simbolico quanto reale, dove i giovani non vengono analizzati, ma ascoltati. Non più oggetto di studi, ma soggetto di dialogo.

L’obiettivo è ambizioso: capire davvero come pensano, cosa provano e cosa chiedono le nuove generazioni al mondo adulto, alla società, alle aziende. Magari aiutandosi con gli strumenti del design, che partono dall’ascolto per arrivare all’azione. NewGenera nasce proprio con una prima indagine svolta tra luglio e settembre 2025, attraverso la quale si volevano raggiungere un centinaio di giovani tra i 18 e i 30 anni. Dei semplici Qr code esposti nei vagoni, che portavano a un questionario. A quell’appello hanno risposto 2400 soggetti in target. Un dato che da solo racconta molto: i ragazzi vogliono esserci, vogliono parlare.
E forse, più di tutto, vogliono essere presi sul serio.

«È un luogo per far esprimere noi, le nuove generazioni e anche i clienti di domani», racconta Chiara Chiapuzzi, Community Manager di Trenord: lei, come gli altri nove giovani, è nel board, chiamata a prendere decisioni affianco ai cosidetti pezzi grossi. «Spesso i bias su di noi sono sempre gli stessi: che non abbiamo voglia di lavorare e che soffriamo tutti d’ansia. NewGenera serve proprio a spostare lo sguardo, a mostrare che dietro quelle etichette c’è qualcosa di più complesso. E noi siamo qui per rappresentarlo».

Ben distante dal young washing, l’iniziativa di Trenord non si limita a raccogliere opinioni. Al contrario, di quelle opinioni ne fa tesoro, elaborandole, traducendole in idee e restituendole in forma di proposte concrete. L’azione al centro, insomma, con il tema del movimento – fisico e simbolico – che attraversa tutto il progetto. Muoversi, reagire, cambiare direzione. Anche solo dentro di sé.

Anche l’approccio rispecchia questa vocazione: domande dinamiche, che ti raggiungono mentre tu stesso stai viaggiando, con una semplice scansione, meno di un clic. «Un approccio che non si limita affatto alla nostra Gen Z», spiega Alessio Sala, coordinatore del board di NewGenera, «ma fa leva sull’online come ponte per arrivare alle persone sul territorio. Se poi lo incroci con la capillarità di Trenord, diventa un’arma potente di presidio: parliamo di zone della cintura milanese, spesso delicate per i giovani. Lì, più che altrove, serve ascolto».

Questa prima fase di ascolto è stata costruita su domande ampie e non condizionate, volte a far emergere emozioni, percezioni e visioni del futuro. «Nonostante il periodo estivo», aggiunge Sala, «molti hanno trovato la voglia e la fiducia di raccontarsi. Ci hanno parlato di sogni, di umori, di valori. Ci ha stupito la qualità delle risposte, spesso scritte direttamente sul treno, anche su temi sensibili come l’ansia. È il segno che c’era bisogno di uno spazio sicuro per farlo».

Per Trenord, questo progetto è anche parte di un percorso più ampio già avviato per invitare a guardare diversamente al vagone, al tempo speso in treno: spesso visto come uno spazio liminale, mero strumento di spostamento, nelle intenzioni dell’azienda ferroviaria può essere inteso sempre più come luogo di esperienza sociale, di connessione e di scambio. «È bello pensare al treno non solo come mezzo, ma come luogo di convivenza con se stessi, con gli altri, con il diverso e perfino con la natura», riflette Simone Frigerio, del team Sostenibilità di Trenord. «NewGenera ci aiuta a ragionare su questi livelli, ricordandoci che la mobilità è un gesto collettivo».

Ma il tratto più innovativo di NewGenera sta nel suo modello di governance: il board decisionale include anche i giovani stessi. «Per noi è una grande responsabilità, oltre che un onore, poter partecipare al tavolo dove si prendono le decisioni», spiega Sala. «È un modo concreto per evitare gli stereotipi delle vecchie generazioni e costruire un dialogo alla pari».

Per quanto riguarda la voce del territorio, invece, NewGenera non si esaurisce con la ricerca iniziale. Il laboratorio punta a diventare un osservatorio permanente, con appuntamenti periodici e nuove call aperte a ragazzi e ragazze da tutta la Lombardia. Ogni anno verrà scelto un tema chiave che sarà esplorato con la stessa logica partecipativa. Sarà il board misto, composto da rappresentanti dell’azienda, del mondo accademico e dagli under 30, a definire argomenti e metodi d’indagine, mantenendo vivo il punto di vista più giovane. Il prossimo tema d’analisi? La convivenza.

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