Ci troviamo a Santa Croce sull’Arno comune schiacciato tra Pisa e Firenze, ma geograficamente nel pisano. Valdarno inferiore. Centro abitato riconosciuto per il suo polo manifatturiero, leggasi lavorazione di cuoio e pelle. Ma non siamo qui per dare un taglio socio-economico a questo racconto. Vogliamo invece fare luce sul mondo della scuola e sulla commemorazione dei caduti di Nassiriya che si terrà il prossimo 12 novembre. Tra pochi giorni, infatti, ricorrerà il ventiduesimo anniversario del primo attentato (gli attacchi si sono perpetrati dal 2003 al 2006) che colpì le forze armate italiane impegnate in Iraq e che presero parte alla missione Operazione Antica Babilonia.
L’attacco di quel giorno vide la morte di 28 persone tra cui 19 italiani - dodici Carabinieri, 5 militari dell’Esercito e 2 civili compreso il regista Stefano Rolla - e 9 iracheni. In occasione della ricorrenza l’amministrazione comunale ha proposto un’iniziativa per ricordare i caduti presso l’Istituto scolastico secondario Banti-Nelson Mandela, ma il collegio dei docenti ha detto no. Il Comune aveva proposto di realizzare un incontro con gli studenti di terza media, all’interno del percorso “Incontri sulla legalità”, con l’Arma dei Carabinieri, ma la maggioranza degli insegnati si è espressa contro. La motivazione? Questioni legate alla programmazione didattica e di adeguatezza rispetto alle competenze degli alunni. «Secondo loro non rientra nel progetto curricolare», dice sconfortato l’assessore alla cultura del centro urbano Simone Balsanti, «noi avevamo sottoposto al dirigente scolastico questa iniziativa e successivamente avremmo contattato i Carabinieri». Lo scoramento è palpabile. «Siamo una comunità particolare di circa 15mila abitanti di cui il 30% sono stranieri. Per questo volevamo realizzare un evento per parlare di valori legati alla Patria, alla pace e della divisa. Perché lo ricordo lì a Nassiriya eravamo in missione di pace». L’assessore prosegue.
«Vogliamo fornire gli strumenti adeguati ai nuovi italiani per fargli comprendere il nostro sistema valoriale». Balsanti spiega, infatti, che qui vive una nutrita schiera di «senegalesi di cui i bambini sono la terza generazione e rappresentano la maggioranza degli alunni che frequentano le nostre scuole. Per noi era il modo giusto per far passare dei messaggi civici. La mia è una delusione, più che da amministratore, da uomo e da babbo. Non c’era nessuna volontà di dividere dal punto di vista politico, parliamo di valori che non hanno colori. Purtroppo il messaggio non è passato».
Balsanti è seguito a ruota dalla collega e assessore alla scuola Valentina Fanella. «Il dispiacere più grande è verso i ragazzi che si sono visti negati l’incontro», spiega a Libero. «La scuola non deve diventare un luogo politico e mi auguro che non sia questo il caso, così come l’istituto ha tenuto a spiegarci. Il tema culturale della legalità è focale, l’iniziativa era incentrata principalmente su quello. Gli studenti su questo devono essere edotti, poteva infatti essere una bellissima occasione per i componenti delle classi. Mi auguro che questo sia un caso isolato e che qualora l’amministrazione proponesse altri eventi la scuola non ci ponga ulteriori divieti. La rassegna vuole promuovere e formare una cittadinanza attiva, infatti parliamo dei principi cardine del nostro Paese». Il deputato toscano e componente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione Alessandro Amorese è netto.
«Il tema è che questa solerzia di impedire una commemorazione, che nei modi e nella struttura proposta dal comune condivido come appartenente alla commissione parlamentare all’istruzione, sia controproducente verso i giovani che hanno sempre bisogno di esempi. L’esercito italiano è costruttore di pace, inoltre ha anche un ruolo di preparatore per altri eserciti e spesso lo troviamo in prima linea anche quando ci sono calamità naturali, come avvenuto nella Toscana profonda». L’esponente di Fratelli d’Italia aggiunge: «Dobbiamo sempre guardare a chi ha donato la vita per la Patria specialmente davanti a una delle più grandi stragi di militari della storia italiana. Quegli uomini sono un modello da tramandare e raccontare. Ritengo questa un’occasione persa». Occasione persa sulla faglia del concetto di Patria che dovrebbe unire, ma che sempre più spesso separa.