"Dire che è meglio avere un colpevole fuori, che rischiare di avere un innocente dentro, lo capisce chiunque e lo capisce chiunque perché sono verità umane": a dirlo il giudice Stefano Vitelli, colui che assolse Alberto Stasi in primo grado per il delitto di Garlasco. Vitelli era in collegamento con Massimo Giletti a Lo Stato delle Cose su Rai 3. Le sue parole hanno scatenato un forte appaluso dal pubblico in studio.
"Le verità, che sono verità etiche prima ancora che giuridiche, non sono patrimonio solo degli intellettuali, dei professori, dei magistrati, degli avvocati, sono patrimonio di tutti noi", ha aggiunto il giudice.
Parlando della sua decisione di assolvere Stasi, ex fidanzato della vittima, la 26enne Chiara Poggi, Vitelli ha rivelato: "C’è stato a suo tempo un terremoto che ha destabilizzato le posizioni delle parti processuali, è stato accertato a distanza di due anni che Stasi ad un certo orario si trovava al computer di casa per lavorare alla tesi. L’accusa portava degli indizi, legittimamente, a sostegno e poi si è detto 'ma se Stasi alle 9.35 alle 12.20 era a casa e allora quando è successo il delitto?'. Se davvero fosse stato lui quando sarebbe accaduto l’omicidio? E’ stato ritagliato tutto sulla base del sopravvenuto accertamento dell’alibi di Stasi e questa cosa è un’anomalia. Normalmente, prima bisognerebbe accertare l’alibi e poi fare tutta un’altra serie di considerazioni".