Una nuova perizia dei RIS di Cagliari sul delitto di Garlasco, depositata a metà settembre in Procura a Pavia, sta riaccendendo il dibattito grazie a indiscrezioni tecniche che potrebbero ribaltare consolidate certezze. La Bloodstain Pattern Analysis (BPA) conferma un solo aggressore, ma ridefinisce la sequenza dei colpi e dei movimenti, introducendo elementi non coincidenti con le perizie che portarono alla condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015.Punto cruciale: la colata di sangue alla base della scala.
Un’immagine scattata settimane dopo l’omicidio dai consulenti della difesa di Stasi, inizialmente archiviata come gocciolamento, è stata rivalutata. Le nuove analisi ammettono che potrebbe trattarsi di un’impronta di mano, collocando l’aggressore esattamente dove Chiara Poggi subì i colpi più violenti.Riemerge l’ipotesi di una “terza aggressione”: schizzi tra il terzo e quinto gradino, in passato ridimensionati, tornano in discussione.
La BPA non esclude che l’assassino sia sceso dalla scala dopo un ulteriore colpo, aprendo spazio all’“impronta 33” attribuita ad Andrea Sempio, oggi indagato nella nuova inchiesta. Entrambe le piste – Stasi o Sempio – restano aperte.Sul fronte istituzionale, scontro acceso: la Procura di Brescia contesta all’avvocato Domenico Aiello, legale dell’ex procuratore Mario Venditti, commenti “sopra le righe”. Aiello replica denunciando “falsità” e mancanza di scuse, in un clima dove ogni dettaglio tecnico e ogni parola pesano come prove.