"Mi chiese due sacchi neri e di non dirlo al marito": svolta nelle indagini sull'omicidio di Liliana Resinovich dopo le parole di un ristoratore. Parole che arrivano a quattro anni dalla scomparsa della 63enne, avvenuta il 14 dicembre del 2021, il cui corpo venne poi ritrovato il 4 gennaio del 2022 nel boschetto vicino all’ex ospedale psichiatrico di Trieste. La donna fu trovata morta e avvolta in due sacchi. Stando a quanto trapelato nelle ultime ore, Liliana prima di sparire avrebbe ottenuto due buste nere dell'immondizia da un ex titolare di una pizzeria a cui avrebbe anche chiesto di non dire nulla al marito, Sebastiano Visintin, oggi indagato per l'omicidio. Lo riporta il quotidiano Il Piccolo.
Il ristoratore si sarebbe fatto scappare questa informazione durante un incontro a casa Visintin. Sempre secondo Il Piccolo, il colloquio, avvenuto sabato scorso, sarebbe stato registrato da Visintin con il proprio cellulare. E la registrazione sarebbe già stata consegnata in questura. Il nuovo testimone ricorderebbe anche i piatti che Liliana e Sebastiano mangiarono la sera in cui la donna le chiese il primo di due sacchi. L'altro lo avrebbe chiesto il giorno dopo tornando in pizzeria. L'ex titolare del locale, in ogni caso, avrebbe detto di non aver mai parlato prima perché "allora un amico carabiniere, informalmente, mi consigliò di farmi gli affari miei e di starmene fuori da questa storia".
"Liliana era venuta a chiedermi due sacchi neri - avrebbe rivelato il ristoratore -. L’anno non me lo ricordo, mi ricordo che c’era il Covid. 2019, 2020". Poi, quando lei gli aveva dato 50 centesimi come compenso e lui le aveva risposto "Lascia stare che lo metto in conto a Sebastiano", lei gli avrebbe fatto un'altra richiesta: "No, ti prego, non parlare con nessuno". L'uomo al quotidiano ha rivelato che quei sacchi neri erano di una particolare tipologia: "Non erano quelli che si comprano arrotolati, bensì quelli spessi che io compravo in pacchi grandi da una ditta che mi sembra sia di Grado, e che vengono venduti ripiegati in quattro".
Scettica su questa versione dei fatti Federica Obizzi, avvocata della nipote di Liliana, Veronica Resinovich: "Ogni volta che c'è una novità un po' importante, poi c'è sempre qualcuno o qualcosa che in qualche modo tenta di rovesciare la situazione. È una cosa strana, anomala, assurda, che fa sicuramente pensare a una costruzione. Perché queste dichiarazioni dopo tanto tempo? E perché non farle in questura o in procura? Ricordando invece quanto sia importante che due giorni fa c'è stata la comunicazione della Cassazione del rigetto del ricorso per una terza autopsia sul corpo di Liliana, presentato dai legali di Visintin, Paolo e Alice Bevilacqua. Dal punto di vista tecnico queste dichiarazioni andavano fatte prima in Procura e poi casomai ai media, perché sono in corso indagini su un omicidio. Che qualcuno vada a raccontare ai giornali e allo stesso indagato lascia qualche dubbio".