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Il Natale tutto l'anno uccide la festa

Perché siamo costretti a vedere panettoni e pandori accanto alle zucche di Halloween con larghissimo anticipo sul calendario?
di Annalisa Terranova mercoledì 3 dicembre 2025

3' di lettura

Abbiamo letto molte volte che l’inventore del Natale laico, improntato alla solidarietà, alla festa comunitaria e familiare, allo sguardo fraterno verso gli altri, alla generosità è stato Charles Dickens col suo Canto di Natale. Ed è sicuramente ispirata a quel concetto di Natale l’atmosfera che si respira nei centri grandi e piccoli illuminati e addobbati per le festività. La Chiesa presidia il Natale cristiano ma quel capitalismo incarnato dal vecchio Scrooge si è impadronito del Natale come feste delle spese pazze, dello sperpero, della dissipazione. Ma anche questo è un aspetto più volte denunciato.

Chi ha inventato invece il Natale anticipato? Perché siamo costretti a vedere panettoni e pandori accanto alle zucche di Halloween con larghissimo anticipo sul calendario? E come mai in alcuni palazzi già scorgiamo l’albero di Natale e così in molte case private, dove addirittura dai primi di novembre (il mese dei morti...) c’è chi si è portato avanti con la faccenda delle decorazioni a tema? Arriveremo all’albero di Natale preparato il giorno dopo Ferragosto oppure lasciato in casa ad oltranza (è venuto così bene, perché smontarlo?). L’ansia dell’addobbo natalizio prima del tempo dilaga nei centri commerciali e contagia i negozi di prossimità, moltissime famiglie non attendono l’8 dicembre per fare l’albero ma rincorrono la nuova moda dell’anticipazione.

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Sarebbe un errore considerare questo fenomeno un sottoprodotto del consumismo imperante. È proprio il rapporto col tempo, invece, che sta dietro questa ansia di anticipare la festa più amata dell’anno o meglio l’incapacità di distinguere il tempo della festa da quello ordinario. Si impone dunque un tempo lineare e strumentale dove le feste non sono più occasione per aprirsi a una dimensione superiore, che ciclicamente ritorna con i suoi riti e le sue tradizioni. E, occorre precisarlo, questa confusione tra il tempo quotidiano scandito da occupazioni lavorative e altre faccende e il tempo del sacro è una vera insidia che mina dall’interno il significato profondo del Natale molto più di sciocche censure politically correct.

Quelle, per fortuna, sono andate a vuoto, anzi hanno persino rinverdito la passione per il Presepe, grande esiliato nelle scuole dove si vorrebbe esercitare una pedagogia “inclusiva”. E questo ormai da molti anni. Come ebbe a dire Trump nel dicembre del suo primo mandato «torneremo a dire Buon Natale invece che Buone feste». E siamo tornati a farlo, ma ciascuno secondo i propri gusti. L’Avvento fai date, dunque, al posto dell’Avvento vero e codificato, quello vissuto in una dimensione escatologica. Quanto all’albero, esso non è un semplice orpello per abbellire le fredde sere d’inverno. Alfredo Cattabiani ne ha dato una definizione esaustiva: «L’albero di Natale è il Cristo albero della Vita, analogo al Cristo-Sole. Per questo motivo si appendono all’abete tanti lumini che rappresentano la luce che Egli dispensa all’umanità, mentre i frutti dorati, insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi, sono il simbolo della vita spirituale e dell’amore che ci offre. Radunarsi, la notte di Natale, intorno all’Albero significa dunque essere illuminati dalla sua luce, godere della sua linfa».

Il tempo della festa è inoltre tempo ludico: ciò non ha nulla a che fare con l’evasione. Ciò che caratterizza il tempo della festa è l’intensità dell’impegno, la serietà con cui festa e gioco vengono affrontati. Il tempo della festa si contrappone a quello usurato dai giorni e dalle stagioni, determina uno spazio dove avrà luogo l’epifania dell’eccezionale, l’occasione di rinnovamento e di rinascita. In questa prospettiva allora confondere i simboli del tempo del Natale inserendoli nel tempo ordinario e quotidiano falsifica i significati profondi della festa cristiana, privandola del suo orizzonte sacro e riducendola a mera pausa di divertimento, che caratterizza il tempo dell’indistinto.

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