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Famiglia nel bosco, trapelano voci inquietanti: cosa sta per succedere

di Luca Puccini venerdì 19 dicembre 2025

3' di lettura

Ci sperano ancora, i Birmingham - Trevallion, a quel Natale tutti assieme che, però, formalmente, per ora, non arriva. Basterebbe poco, sarebbe sufficiente sciogliere la riserva del tribunale e sospendere la misura di allontanamento: scartoffie, decreti, cavilli. E, invece, siamo di nuovo qui. Alla corte d’appello dell’Aquila e non a Palmoli, nella struttura protetta di Vasto, che da quasi un mese (domani saran trenta giorni esatti) ospita i tre bimbi della coppia anglo-australiana, e non nel loro casolare in mezzo al bosco. Con le educatrici, le responsabili del centro le quali, carità, fanno il loro lavoro, ma non con babbo Nathan e mamma Catherine, non col cavallo Lee e l’asino Gallipoli, non liberi, soli, assieme, in quella dimensione (chiacchierata, chiacchieratissima) che si son scelti e che agli altri dovrebbe importare un fico.

Dice (anzi, scrive) la curatrice speciale dei piccoli Birmingham- Trevallion, Marika Bolognese (e, attenzione: lo mette nero su bianco in un documento del 15 dicembre, cioè freschissimo di considerazione): «I segnali di cambiamento avviati, in termini di responsabilità e attenzione alle esigenze dei minori, costituiscono un elemento positivo che merita di essere sostenuto e consolidato». D’accordo, non è un via libera al ricongiungimento ma che si tratti di un’apertura, e di un’apertura importante, è indubbio. E poi dice Marco Femminella, ossia uno degli avvocati della “famiglia nel bosco”: «Abbiamo lavorato, abbiamo dato elementi che a nostro parere possono rimuovere quelle che sono state le problematiche che hanno portato a questo momento di dolore. Siamo in attesa. È auspicabile che si risolva prima di Natale, l’attenzione ci sta e penso che avremo questo riscontro». Aggiunge, Femminella: «Troppe notizie stanno uscendo e sono sbagliate, fuorvianti purtroppo anche da parte di figure istituzionali che forse dovrebbero avere maggiore riservatezza». Ché qui, in ballo, ci sono tre ragazzini di sei e otto anni, c’è il loro futuro epperò c’è anche il loro presente, forse sarebbe il caso di ricordarselo. Infine dice anche Gian Luca Bellisario, di professione psicopedagogista, professionista di Lanciano, in quel teatino abruzzese che oramai è il centro del mondo: «Per comprendere davvero un disagio educativo o evolutivo è fondamentale osservarlo nel contesto in cui prende forma. Quello familiare, con tutte le sue luci e le sue ombre, è parte integrante della lettura». È un punto differente, quello di Bellisario. Nuovo. «Quando un bambino viene allontanato, ciò che emerge successivamente è, spesso, la reazione alla separazione, alla perdita dei legami affettivi, al cambiamento improvviso di ambiente e, quindi, di per sé un disagio. Queste sono reazioni umane, comprensibili, che non sempre coincidono con il disagio originario e che vanno interpretate con grande cautela». Insomma, piano con le verità in tasca, con le pontificazioni (magari dai social) hanno -ragione -loro hanno -fatto -bene -i -giudici sì -però-la-si-sta-tirando-troppo-per-il-lungo: in questa faccenda andrà a finire che non ci avevamo capito nulla. Frega niente. Sono parole.


Discorsi fatti e quasi obbligatori per riempire l’attesa. Ciò che conta, semmai, sono i fatti: dal 20 di novembre i Birmingham- Trevallion vivono senza i loro figli accanto (solo la madre riesce a star loro vicina, ma unicamente durante i pasti), stanno combattendo, lottando per riprenderseli, stanno persino facendo tutto quello che la magistratura ha chiesto (da una settimana Nathan Trevallion vive nella casa che gli è stata messa a disposizione, si è portato appresso solo qualche vestito e delle lenzuola, quello è il primo passo per la ristrutturazione del casolare di Palmoli il cui progetto, tuttavia, non è ancora stato depositato in Comune ma sul quale la volontà manca no), mezza Italia s’è mobilitata per la “famiglia nel bosco”. Adesso è ancora tutto aperto. Adesso è ancora in tempo per il “miracolo” di Natale.

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