«Noi ci sacrifichiamo coni soldi e il tempo, ma loro con il sangue». Oltre 7 milioni di euro raccolti in Italia e trasferiti all’estero. È su questa cifra che si innesta l’indagine sui finanziamenti a Hamas, ma è nelle intercettazioni dei nove indagati (7 arrestati, due latitanti) che il quadro diventa leggibile. Le conversazioni captate non girano attorno a slogan o rivendicazioni di principio. I fiancheggiatori dei tagliagole parlano di ruoli, di funzioni, di equilibrio interno. Parlano di soldi, soprattutto.
Questa intercettazione è stata registrata in auto poco più di un anno fa tra Awad Hannoun, il fratello del presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, Mohammed Hannoun, e un altro arrestato nel blitz, Ra’Ed Dawoud, noto come Abu Falastine. «Va bene... Loro senza di noi vanno avanti?» avrebbe affermato quest’ultimo facendo intendere che senza chi si occupa di reperire i finanziamenti all’estero il movimento avrebbe delle grosse difficoltà. E il fratello di Hannoun replica: «Noi... questo movimento è circolare... La nostra generazione si è sacrificata molto». Chi con le mazzette di dollari, chi con i candelotti di dinamite.
Lo stesso Hannoun si sarebbe confrontato qualche mese con Abu Falastine su come «ripulire» i computer dal materiale più scottante. «Io sto pensando anche di rompere il pc dell’ufficio (...) Prendo uno nuovo e ci carico il file ma solo il nuovo file maker e basta, né conti né altre cose né nulla», avrebbe detto Falastine. Nei dialoghi emerge anche l’appoggio alle azioni terroristiche. Come quello intercettato di Khalil Abu Delah, legale rappresentante della “Cupola d’oro”, indagato anche lui: la strada del dialogo, dice, «è per i traditori». E aggiunge: «Grazie a Dio che è nata» Hamas.
Ma è Falastine ad avere la bocca larga a leggere gli atti giudiziari: «Praticamente se dovessero entrare in questo computer... se ad Abu Rashad gli hanno dato un anno a noi ci daranno sei anni», scherza (ma non troppo) nel luglio del 2024 in una conversazione nella sede di via Venini a Milano dell’Aspp, associazione benefica di solidarietà al popolo palestinese. Con lui c'è Yaser El Saly, responsabile e dipendente con Falastine della sede milanese dell'associazione. Secondo le accuse, l’appartenenza di Abu Falastine ad Ha mas era confermata da un episodio che ha più volte raccontato, ovvero un incontro una quindicina di anni fa a Gaza con l’allora capo dell'organizzazione Ismail Haniyeh, che aveva riconosciuto il suo ruolo prezioso come collettore di finanziamenti.
Per aggirare il blocco dei conti di Aspp, il 25 giugno 2023 è stata creata a Milano l'associazione “La Cupola d'oro”. E poi, per facilitare ancora i finanziamenti, evitando il blocco del denaro, una ulteriore associazione “La palma” a Bergamo il 18 gennaio 2025. E lo stesso Falastine ha trasportato denaro in Turchia e Egitto, nel primo caso - come da dichiarazione doganale - con 170mila euro, nel secondo con 200mila.