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Adl Consulting, 56% studenti universitari non conosce democrazia digitale

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AdnKronos
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Roma, 12 nov. (Labitalia) - Gli studenti di Scienze politiche e Ingegneria sono consapevoli dei cambiamenti apportati dalle nuove tecnologie alla società? Sono pronti per diventare i decision maker di domani? A che punto è la formazione universitaria su questi temi? Su un campione di 300 studenti (58% donne e 42% uomini) con età media di 23 anni, provenienti principalmente dalle facoltà di Scienze politiche e Ingegneria di diverse università italiane, risulta che il 56% non ha mai sentito parlare di 'democrazia digitale' ad esclusione da chi proviene da facoltà giuridico-economiche, dove la percentuale si abbassa sensibilmente. Interessanti i dati relativi al grado di coinvolgimento degli studenti nelle decisioni politiche, da cui emerge che a livello europeo il 36% non si sente per nulla coinvolto, mentre a livello nazionale il dato scende al 25%, fino ad arrivare a livello locale con la misura del 22%. L'indagine realizzata da Adl Consulting, nasce con l'obiettivo di indagare a che punto è la formazione in Italia rispetto a tematiche come blockchain, intelligenza artificiale e democrazia digitale, e se le istituzioni e le università hanno saputo trasferire alle future generazioni la portata e le potenzialità dell'impatto dell'era digitale sul rapporto tra istituzioni pubbliche e comunità, imprese e rappresentanti d'interesse. Come evidenziato dal ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, nella prefazione alla ricerca, "comprendere le percezioni degli studenti di Ingegneria e di Scienze politiche diventa necessario al fine di anticipare i cambiamenti e disporre di una classe dirigente all'altezza". A sorprendere è l'insufficiente conoscenza e l'inadeguata comprensione delle tecnologie che stanno cambiando gli attuali paradigmi della società. Dalle risposte raccolte risulta che il 75% non ha mai letto libri sulla blockchain, mentre solo il 61% è entrato in contatto con articoli e libri sull'intelligenza artificiale. Nonostante questi dati piuttosto allarmanti, gli studenti vedono in modo entusiasta l'applicazione della tecnologia nei diversi ambiti della società (84%). Pubblicata all'interno della ricerca 'L'era della democrazia digitale, una sfida per cittadini, imprese e politica', l'indagine ha coinvolto le università Sapienza di Roma, Luiss Guido Carli, università di Cassino, università degli Studi di Milano, università di Padova, università di Parma e università di Trento. "Gli studenti sono un target speciale in quanto rivestono il doppio ruolo di cittadini e futuri professionisti e, in molti casi, di ambassador tecnologici nel contesto familiare e accademico. La scelta di intervistare giovani universitari provenienti da percorsi differenti ci ha permesso di riflettere su target che presentano caratteristiche distinte per tipologia di studi e caratteristiche di apprendimento", afferma Claudio Di Mario, founding partner & ceo di Adl Consulting, società di consulenza strategica, public affairs e comunicazione istituzionale specializzata in attività di digital lobbying e advocacy. Ne 'L'era della democrazia digitale, una sfida per cittadini, imprese e politica', come scrivono gli autori nell'introduzione alla ricerca, si indaga come a fronte di un'innovazione digitale che ha cambiato quasi ogni aspetto della nostra vita privata, la democrazia e le sue pratiche (in primis in termini di legislazione e di governo) siano ancora fortemente ancorate al modello tradizionale della democrazia rappresentativa costituzionale classica;. Tuttavia, si precisa, il potenziale innovativo della rivoluzione digitale ha già iniziato a cambiare fortemente la relazione tra istituzioni e cittadini (per esempio attraverso l'uso di piattaforme di partecipazione), così come la modalità in cui gli stessi cittadini, le imprese o i rappresentanti di interessi stanno ripensando il dialogo con i decisori pubblici (per esempio attraverso il cosiddetto digital lobbying).

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