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Giacomo Bozzoli, i carabinieri nella sua camera da letto

venerdì 12 luglio 2024
2' di lettura

I carabinieri nella camera da letto di Giacomo Bozzoli, nella sua villa a Soiano sul Garda: qui l'imprenditore 39enne bresciano, condannato all'ergastolo per aver ucciso lo zio nel 2015, era tornato dopo 11 giorni di  latitanza. Si stava nascondendo nel cassone sotto al letto.

L'imprenditore oggi è sorvegliato a vista nella casa circondariale bresciana di Canton Mombello per il rischio di atti autolesionistici. Lo riferiscono fonti penitenziarie. Dopo la prima notte trascorsa in carcere seguita alla cattura di ieri nel tardo pomeriggio, Bozzoli, descritto in uno stato di forte prostrazione, ha completato stamane l'iter burocratico destinato ai nuovi entrati. L'arresto è arrivato dopo undici giorni di latitanza, di cui alcuni con la moglie e il figlio, cominciati dopo la condanna all'ergastolo pronunciata dalla Cassazione il primo luglio per l'omicidio dello zio Mario. E' stato trovato dai carabinieri nella sua abitazione con un borsello contenente 50mila euro. Proseguono le indagini della Procura per accertare eventuali complicità nella fuga e ricostruire i movimenti di Bozzoli, registrato dalle telecamere di un hotel a Marbella, in Spagna, il 30 giugno scorso.

Il 39enne è considerato colpevole per l'omicidio dello zio e la distruzione del suo cadavere nel forno della fonderia a Marcheno l'8 ottobre 2015 ma anche al momento della cattura ha continuato a professarsi innocente. L'uomo era stato localizzato già dalle prime ore di ieri, poi alle 17.45 la svolta. Gli investigatori sono al lavoro anche per capire se la somma di cui è stato trovato in possesso serviva per proseguire la sua latitanza. Secondo il procuratore di Brescia "non aveva alcuna intenzione di costituirsi".

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Manifestanti a Bologna invadono la tangenziale: si è svolta questa mattina la manifestazione con corteo preavvisata dalle organizzazioni sindacali Cgil, Fim-Cisl e Uilm, a cui hanno aderito i lavoratori del settore metalmeccanico provenienti da tutta la Regione Emilia-Romagna. I manifestanti, spiega la questura, dopo essersi radunati in circa 10mila presso il Parco Nord, anziché seguire il percorso cittadino concordato con l’Autorità di pubblica sicurezza, hanno deciso di fare ingresso in tangenziale dall’ingresso 7 in direzione San Lazzaro di Savena nonostante lo schieramento dei Reparti inquadrati della Polizia che, viene spiegato, per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza. I manifestanti, disattendendo le prescrizioni, hanno dunque fatto ingresso in tangenziale creando il blocco della circolazione stradale sul tratto della tangenziale interessato. I dimostranti, spiega la questura, verranno denunciati penalmente, anche alla luce della recente normativa introdotta dal Decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali.

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