Perquisizioni al centro sociale Askatasuna di Torino in corso Regina Margherita, occupato dal 1996. Accertamenti analoghi sarebbero in corso anche nelle abitazioni di alcuni militanti del centro sociale e in ambienti riconducibili a collettivi studenteschi. L'operazione sarebbe collegata all'inchiesta sugli assalti alle Ogr, a Leonardo e alla sede del quotidiano La Stampa, avvenuti durante manifestazioni pro Palestina nei mesi scorsi.
Assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto. I giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura di Palermo, nel processo Open Arms. Con la decisione della Suprema Corte si chiude una vicenda giudiziaria durata anni, che vedeva Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in relazione alla gestione dello sbarco dei migranti soccorsi dalla nave dell’Ong spagnola nell’estate del 2019, quando era ministro dell'Interno. "Difendre i confini non è reato", ha commentato sui social il vicepremier e leader della Lega. Plaude la premier Giorgia Meloni, il primo ministro ungherese Orban ha definito Salvini vittima di una "caccia alle streghe". Dura la reazione di Open Arms. "Non è una decisione tecnica, è un decisione politica. Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità", ha dichiarato il fondatore Oscar Camps.
One man show in Parlamento. Alla Camera dei Deputati è andata in scena, infatti, una performance da teatro, protagonista Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia. Bignami ha letteralmente scatenato gli applausi del centrodestra e le proteste rabbiose delle opposizioni.
Un duello verbale che ha trasformato Montecitorio in un’arena politica, fra accuse durissime e simboli che scatenano l’orgoglio nazionale. L’attacco di Bignami all’opposizione è stato senza filtri: “La sinistra è allergica al tricolore”, ha sentenziato, insinuando che i banchi della sinistra non solo non onorano la bandiera italiana, ma addirittura “sventolano la bandiera di Gaza” come se fosse un vessillo di appartenenza politica.
Un attacco frontale, che non ha lasciato spazio a mezze misure. “Vi vergognate di essere italiani”, ha sbottato, scatenando l’ira furiosa dei suoi avversari. E non è finita qui, perché Bignami ha proseguito: “Andate in giro per il Medio Oriente e dite che è per rispetto che mettete il velo. Non è rispetto. Rispetto è quello che ha mostrato Giorgia Meloni senza mettersi veli e burqa. La vostra è sottomissione”.
Dalle file del Partito Democratico, inevitabilmente, la reazione è stata nervosa e irritata: urla, fischi, e lo storico grido “Fuori, fuori!” che ha rotto l’aula come un tuono. Un potpurri di tensioni identitarie e geopolitiche che riflette un Paese spaccato: da un lato chi pone enfasi sulla bandiera nazionale come simbolo di unità e orgoglio, dall’altro chi contesta l’uso strumentale di quei simboli in un dibattito già carico di conflitti e divisioni. La stessa opposizione, come sottolineato da esponenti come Elly Schlein, appare divisa sulle strategie e sui temi da affrontare. Intanto, fuori dall’aula continuano le grandi manifestazioni per Gaza che hanno riempito piazze e strade italiane, segnando uno dei dibattiti civili più accesi dell’anno. Insomma, un Parlamento in subbuglio, una sinistra “sommersa” dalle critiche e un centrodestra che alza i toni. La democrazia in Italia si esprime con parole grosse.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
A sorpresa è arrivato anche Alberto Stasi a Pavia, dove oggi è in programma l'incidente probatorio sul delitto Garlasco. Stasi, condannato per la morte di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007, è arrivato accompagnato dai suoi legali senza rilasciare dichiarazioni.
Personale della Direzione Investigativa Antimafia di Torino, unitamente a personale della Divisione Anticrimine e Squadra Mobile della Questura di Alessandria hanno dato esecuzione, recentemente, al decreto di sequestro anticipato di beni, emesso dal Tribunale di Torino - Sezione Misure di Prevenzione su proposta congiunta presentata dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia e dal Questore di Alessandria, nonché al decreto di perquisizione per trasferimento fraudolento di valori emesso dalla Procura della Repubblica di Alessandria nei confronti del nucleo familiare di un noto pregiudicato alessandrino, già emerso nelle cronache giudiziarie per essere stato coinvolto e condannato in inchieste giudiziarie per gravi reati quali associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, ricettazione, furto, nonché estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, fabbricazione e detenzioni di materie esplodenti, porto abusivo di armi, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale ed inoltre per avere intrattenuto contatti con soggetti legati al mondo della criminalità organizzata di stampo mafioso. Le suddette attività si sono svolte nelle province di Alessandria, Bolzano, Torino e Savona a carico del Proposto, del figlio e della moglie e di altri due soggetti anch'essi pregiudicati, indiziati in concorso tra loro del reato di intestazione fittizia di beni, in relazione a quanto emerso in sede d'indagine patrimoniale. L'operazione nasce dalla complessa attività di analisi del materiale acquisito dagli Organi proponenti che ha permesso di ricostruire l'ingente patrimonio accumulato dal nucleo familiare nel tempo in violazione della normativa antimafia vigente nonché documentare e delineare il notevole profilo criminale del capofamiglia che vantava numerosi contatti con esponenti di spicco di strutture criminali 'ndranghetiste presenti in territorio alessandrino e calabrese. La misura di prevenzione patrimoniale eseguita in via provvisoria nei confronti del nucleo familiare del pregiudicato ha permesso il sequestro di otto beni immobili, del compendio aziendale di tre imprese, di n. 58 beni mobili registrati, di n. 21 rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato di circa 3 milioni di euro. Alle operazioni, inoltre, ha partecipato il Compartimento Polizia Stradale di Torino, al fine di controllare per quanto di specifica competenza, i numerosi mezzi stradali delle imprese sottoposte a sequestro. La specifica professionalità del personale della Squadra di P.G. compartimentale in materia di identificazione dei veicoli ha permesso di rinvenire ed analizzare numerosi parti meccaniche dei suddetti veicoli che sono poi risultate oggetto di furto con conseguente denuncia in stato di libertà a carico del proposto e del figlio, in concorso, per ricettazione, riciclaggio, truffa assicurativa e simulazione di reato. Nei giorni scorsi è iniziata di fronte al Tribunale di Torino, Sezione Misure di Prevenzione, nel contraddittorio delle parti, la fase destinata alla definitiva pronuncia del Tribunale sia sulla proposta di confisca dei beni già sequestro sia sulla applicazione della misura personale della Sorveglianza con obbligo di soggiorno. Si tratta di un sequestro di beni di natura preventiva tra i più significativi effettuati nella provincia di Alessandria. L'intera attività si inserisce nel più ampio lavoro di sinergia del Centro operativo DIA di Torino con il coordinamento della locale DDA e le forze di polizia territoriali, finalizzato alla strategia di contrasto al crimine organizzato di stampo mafioso, attraverso il contestuale lavoro investigativo e la scrupolosa analisi dei flussi economici e dei patrimoni illecitamente acquisiti, utilizzando gli strumenti normativi previsti dal Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.