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Rinoceronti bianchi settentrionalil’ultima speranza di sopravvivere

Merck collabora al progetto BioRescue per impedire l’estinzione di questo mammifero africano, mettendo a disposizione le tecnologie necessarie. Tra gli esperti a lavoro sul progetto figura anche l’italiano Cesare Galli
di Maria Rita Montebelli domenica 14 luglio 2019

2' di lettura

Dichiarato estinto nel 2018, per il rinoceronte bianco settentrionale – una delle due sottospecie di rinoceronte bianco – potrebbe esserci ancora qualche speranza di sopravvivenza. Dopo la morte dell’ultimo esemplare maschile, al mondo sono rimaste solamente Najin e Fatu, due femmine anziane che hanno ben poche chances di riprodursi, tuttavia la scienza potrebbe riuscire a garantire un futuro a questo mammifero africano. Per il salvataggio di questa specie è stato infatti costituito un consorzio scientifico internazionale di esperti provenienti da Germania, Italia, Repubblica Ceca, Giappone e Stati Uniti guidato dal professor Thomas Hildebrandt del Leibniz – Izw.  È il progetto Biorescue, guidato dal Leibniz institute for zoo and wildlife research (Leibniz-Izw) con la partecipazione del Max Delbrück center for molecular medicine (Mcd) e di Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, che ha ricevuto un finanziamento di circa 4 milioni di euro da parte del ministero federale dell’Istruzione e della Ricerca tedesco in quanto parte dell'iniziativa di ricerca sulla conservazione della biodiversità del ministero stesso. Saranno due le direttrici di lavoro del team. La prima riguarda un trattamento di fecondazione in vitro: gli ovociti delle due femmine di rinoceronte del nord verranno raccolti per poi essere fecondati in Italia con lo sperma scongelato dei rinoceronti bianchi deceduti; la fecondazione e la maturazione degli embrioni sarà realizzata dal professor Cesare Galli presso il centro Avantea, laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica, utilizzando l’incubatore e il sistema di visualizzazione e valutazione remota delle informazioni provenienti dai dispositivi distribuiti da Merck, per assicurare il massimo delle possibilità di successo. L’embrione che si formerà verrà quindi trasferito nell’utero di un rinoceronte bianco del sud che porterà avanti la gravidanza come madre surrogata poiché Najin e Fatu sono troppo anziane per poter affrontare la gestazione. Si tratta di una procedura assolutamente innovativa già testata preventivamente a maggio 2019 dal team del professor Hildebrandt che è riuscito a trasferire un embrione nell’utero di un rinoceronte bianco del sud, raggiungendo un importante traguardo. La seconda fase prevede invece l’utilizzo di staminali pluripotenti provenienti dalle cellule della pelle e trasformate in cellule germinali primordiali; verrà realizzata dal team Leibniz – Lzw in collaborazione con noti esperti. Questo approccio, nonostante il numero limitato di uova e spermatozoi disponibili, consentirà di aumentare la variabilità genetica della specie e di raggiungere l’obiettivo finale ossia arrivare a una popolozione autosufficiente e geneticamente sana di rinoceronti bianchi del Nord che possano sopravvivere in natura.  “Da oltre 60 anni Merck è impegnata nell’area della fertilità -  sottolinea Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia - Come azienda leader in questo settore e particolarmente attenta ai temi della responsabilità sociale, siamo particolarmente fieri di fornire il know how e le tecnologie necessarie alla realizzazione di questo ambizioso progetto che potrebbe segnare una svolta epocale nell’ambito della preservazione delle specie in via di estinzione”.  (MATILDE SCUDERI)

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