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Milano, la chiesa più bella d'Italia: ecco la perla nascosta della città

di Massimo De Angelis domenica 29 dicembre 2024

3' di lettura

La chiesa più bella e scenografica d’Italia? È a Milano. Non ci credete? Siamo nel cuore borghese della metropoli lombarda, in corso Magenta, tra palazzi d’epoca e il chiacchiericcio delle sciure meneghine. In effetti, chi abita in questa zona l’ha sempre considerata una delle più incantevoli chiese della città, pensando agli splendidi affreschi che le hanno fatto guadagnare il titolo di “Cappella Sistina” del capoluogo lombardo. Ebbene, proprio San Maurizio al Monastero Maggiore, luogo di culto cristiano sorto nel 1593 e chiaro esempio di architettura barocca, si è aggiudicato un prestigioso riconoscimento, nonché una consacrazione addirittura internazionale.

RICONOSCIMENTO
La piattaforma specializzata Preply, in occasione del Giubileo 2025, ha infatti lanciato un sondaggio on line, chiedendo ai suoi innumerevoli utenti quale fosse, sulla base delle loro esperienze di viaggio, la chiesa più bella visitata in Italia, per valore artistico, fascino e atmosfera. E in cima alle preferenze si è piazzata proprio la chiesa di San Maurizio, considerando che l’87% dei visitatori ha assegnato cinque stelle (il massimo del punteggio) alla sua esperienza. È riuscita quindi a primeggiare e superare la concorrenza di Napoli, Padova e della capitale Roma. Specialmente durante il periodo natalizio, queste splendide chiese offrono un momento unico per vivere i momenti religiosamente più significativi delle festività, che si tratti di una solenne Messa di mezzanotte, di una rappresentazione della Natività o della funzione di Capodanno.

Ma vediamo i motivi per cui San Maurizio al Monastero Maggiore ha così colpito e affascinato tanta gente. Santi, martiri, immagini di committenti popolano le pareti all’interno di illusionistiche architetture, senza lasciare uno spazio libero, tanto che il ciclo decorativo ad affresco permette di ammirare l’evoluzione della pittura lombarda per tutto il corso del Cinquecento. La chiesa presenta anche un’altra particolarità: è costituita da una sola navata di forma rettangolare allungata, ma divisa da un tramezzo in due parti distinte, destinate rispettivamente ai fedeli e alle monache di clausura.

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I COMMITTENTI
Qui infatti sorgeva il più importante Monastero benedettino femminile di Milano, dall’VIII-IX secolo fino al 1798. Le monache provenivano dalle più importanti famiglie cittadine, che donando al monastero notevoli ricchezze hanno permesso una decorazione così preziosa. Presumibilmente i due ritratti di eleganti benefattori inginocchiati e presentati da santi, affrescati nell’aula dei fedeli, raffigurano i committenti Alessandro Bentivoglio e Ippolita Sforza. La bellezza delle decorazioni conquista il fedele come il turista, mentre il passaggio nella seconda aula destinata alle suore apre un altro ambiente tutto da ammirare. Nel chiostro, che oggi è la sede del Museo Archeologico, è possibile ammirare due torri romane, ben conservate fino al tetto, una quadrata e l’altra poligonale, appartenente alla cerchia delle mura, entrambe riconducibili a fine III–inizi IV secolo d.C. Il complesso infatti sorse in una zona della città assai importante fin dall’età romana, sull’area del circo, a poca distanza dal palazzo imperiale.

LA DAMA GIUSTIZIATA
Visitare San Maurizio vuol dire entrare in un mondo al di là del tempo. Affascinati dalle forme che Simone Peterzano delinea nel “Ritorno del figliol prodigo” e nel “Cristo che caccia i mercanti dal tempio”, stupiti dagli eleganti dettagli immortalati da Bernardino Luini nell’inframezzo murario, attratti dalla grandezza del prezioso organo Antegnati (1554) presente sul grande coro ligneo. L’intero spazio è occupato da raffigurazioni di natura religiosa e si configura come un solenne libro che, pagina dopo pagina, affresco dopo affresco, restituisce ai visitatori uno spaccato della vita aristocratica nella Milano del XVI secolo. E per finire, un’indiscrezione dell’epoca. Secondo Matteo Bandello, novelliere nonché vescovo vissuto proprio in quel secolo, nella scena della decapitazione il volto della santa raffigurerebbe la Contessa di Challant che, accusata di essere la mandante dell’uccisione dell’amante, fu per l’appunto giustiziata nel 1526, all’interno del Castello Sforzesco. Un ricordo decisamente forte, ma indelebile, del pettegolezzo più famoso del Cinquecento a Milano.

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