Dalla figura di Giuseppe Marinoni, presidente fino ad aprile della Commissione paesaggio del Comune di Milano, emerge la "sua mancanza di indipendenza, ricattabilità e cedevolezza alle pressioni del sindaco" Giuseppe Sala, "dell'assessore Tancredi, del direttore generale Malangone, di Manfredi Catella e di Stefano Boeri": lo scrivono i pm di Milano negli atti dell'inchiesta sull'urbanistica in relazione all'imputazione per induzione indebita a dare o promettere utilità sul caso del Pirellino, che vede indagato anche il primo cittadino, iscritto, senza informazioni di garanzia, anche per concorso in falso sulla nomina di Marinoni. Lo riferisce l'Ansa.
Marinoni, secondo la ricostruzione dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, "nel corso della vicenda del Pirellino", progetto che interessava all'architetto Boeri e all'immobiliarista Catella, si sarebbe confidato "con Giacomo De Amicis, altro membro della commissione per il paesaggio". E malgrado "entrambi reputassero che la 'Torre Botanica' di Boeri", che doveva sostituire il Pirellino, "e l'intervento sulla parte a ponte" fossero "fortemente impattanti, fuori contesto e incongrui", rispetto alle parti pubbliche di quella zona, e "nonostante" la Commissione avesse dato pareri contrari nel 2023, hanno preferito, scrive la Procura, "cedere alla pressioni indebite di Boeri, Catella e Tancredi ed a quelle mediate di Sala, e dare un parere favorevole".
Così negli atti i pm riportano che il reato di induzione indebita è contestato, come emergeva anche già dall'imputazione, a Catella, Boeri, Tancredi e Marinoni, ma anche, si legge ora, "a De Amicis". Non indicano, invece, il nome di Sala, che è comunque iscritto nel registro degli indagati, senza informazioni di garanzia e non citato nelle due imputazioni di induzione indebita e falso. Già ieri era venuto a galla che gli inquirenti hanno acquisito e riportato negli atti alcune chat di colloqui tra Boeri e Sala. E che il primo avrebbe spinto il sindaco ad intervenire per arrivare ad un parere favorevole sul progetto Torre Botanica. In questa vicenda, spiegano i pm, "l'importante era non scontentare Boeri e Catella e far prevalere i loro interessi privati" su quello "pubblico", attraverso "l'inquinamento della neutralità della funzione pubblica valutativa di cui è investita la Commissione per il paesaggio (su mandato dell'amministrazione comunale, rappresentata proprio dal sindaco e dall'assessore)".