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Beppe Sala indagato, lo sfogo: "Me lo ha detto il direttore del Corriere"

martedì 5 agosto 2025

2' di lettura

Beppe Sala non rinuncia alla poltrona da sindaco di Milano. Intervenuto ai microfoni di Rtl 102.5, premette: "Non sono uno che molla". Dopo le indagini sull'urbanistica che hanno portato a diversi arresti, tra cui il suo ex assessore, il primo cittadino difende il suo operato: "Siamo passati dal celebrare il sistema Milano a criticarlo aspramente. Se mettiamo al confronto Milano vent'anni fa e oggi, la città è migliorata. Poi la giustizia farà il suo corso ma Milano è l'unica a essersi sviluppata così in Italia. Buttare via tutto è sbagliato". E ancora, in merito al suo conto: "Il Gip ha negato che io abbia fatto alcun tipo di pressione. La nomina della Commissione paesaggio? La verità è che noi facciamo un bando, una commissione tecnica sceglie i componenti e il sindaco poi firma. Io ho semplicemente firmato una proposta proveniente da una commissione, al termine di un lavoro durato mesi. Che tipo di pressioni avrei potuto fare?". 

In ogni caso quanto sta accadendo lo ha "provato". Ovviamente - sottolinea - "non è piacevole la situazione, ma alla fine la passione e la voglia di lavorare prevalgono, per cui andiamo avanti con intensità". Nonostante anche lui sia indagato, "alla fine prevale il senso del dovere, ho 67 anni e ho fatto tante cose nella vita - ha aggiunto -, non è che coltivo qualche ambizione, guardo al futuro con disincanto. Ho il senso del dovere e credo che Milano abbia ancora bisogno". Per questo - ha detto senza mezzi termini - torneremo dalle vacanze a settembre e mancheranno 18 mesi alla fine del mandato e vorrei farli al meglio possibile".

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Tra coloro che prima di dare giudizi hanno preferito lasciare che la magistratura faccesse il suo lavoro c'è Giorgia Meloni. Non a caso l'esponente del Pd si è detto grato al premier. Le sue parole - secondo cui "non ci si dimette per un avviso di garanzia" - sono dichiarazioni "che mi hanno fatto piacere e sono parole corrette, perché non possiamo essere legalitari a corrente alternata". Infine, una rivelazione inaspettata e che riguarda proprio l'indagine in corso. "Di essere indagato l'ho saputo alle dieci di sera da una telefonata del direttore del Corriere della Sera. È evidente che qualcuno lo aveva detto ai giornalisti. Questo capita sempre - ha aggiunto - e a mio avviso in un paese democratico non va bene ma vedo che lo si accetta. Al di là dell'amarezza le cose stanno così". 

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