CATEGORIE

Meghnagi dà una lezione alla sinistra

di Claudia Osmetti martedì 19 agosto 2025

3' di lettura

Senza se e senza ma. «La mia è stata una provocazione necessaria perché la sinistra, e in particolare il Partito democratico, deve guardarsi dentro e riflettere sulla deriva anti -Israele che in troppi militanti sta diventando puro antisemitismo». Walker Meghnagi, il presidente della comunità ebraica di Milano, ai problemi, non ci gira attorno. È uno pratico, che racconta le cose come stanno: l’ha fatto, per esempio, il dì di Ferragosto, nel corso di un’intervista al quotidiano La Stampa che da cinque giorni sta mandando in tilt il centrosinistra. «Per fortuna che c’è Meloni e la destra che ci difende. Se al governo ci fossero Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni a noi ebrei sparerebbero per strada»: apriticielo, è scoppiato un putiferio che la metà basta. Si sono arrabbiati tutti, s’è imbufalito l’europarlamentare del Pd Stefano Bonaccini (che ha bollato quelle come «parole vergognose, le respingo indignato»), se l’è presa il deputato dem Emanuele Fiano («Sarò un uomo di sinistra sofferente per gli sbagli della mia parte, ma a me, a baciare il piede dei postfascisti, non mi troverete mai»), è saltata sulla sedia anche la consigliera milanese piddina Diana De Marchi («Da cittadina italiana ebrea», scrive sui social, «ritengo che quelle dichiarazioni siano gravissime non scordando alcune situazioni di attacchi fuoriluogo e ingiusti che ho anche vissuto personalmente»).

«Gli ebrei vivi stanno vivendo un clima di continui attacchi a qualunque latitudine», risponde, adesso, Meghnagi e ha ragione da vendere: non ci sono solo gli ostaggi ancora in mano ai tagliagole della Striscia di cui l’Occidente ha perso colpevolmente memoria, ci sono i turisti francesi aggrediti all’autogrill di Lainate solo perché indossavano la kippà, ci sono gli israeliani banditi dalla spiaggia sarda di Su Giudeu (oppure, per restare più vicino, «not welcome» qui, a Milano, come recitava un cartello affisso per mezza Madonnina solo un paio di mesi fa), ci sono i ragazzi malmenati fuori dalla sinagoga a inizio giugno. C’è «la campagna mediatica di Hamas a cui tanti media e politici hanno fatto troppo spesso da megafono nonostante siano chiare e annunciate le volontà genocidiarie dei jihadisti palestinesi». C’entra il punto, il presidente ebraico meneghino: «Oggi ci aspettiamo che da sinistra arrivino controprove concrete che rendano meno fertile il terreno in cui atterranno i terribili, malati, velenosi semi dell’antisemitismo». E invece si contano solo attacchi di rimbalzo, voci sguaiate ma-scherziamo?

Come-si-permette? I-razzisti-sono-altrove. «Vi state abituando alle aggressioni agli italiani di religione ebraica», continua Meghnagi che tiene il punto, «non fate comunicati per condannarli, non fate manifestazioni di solidarietà contro l’antisemitismo, non fate dibattiti. Perchè?». Una domanda che rischia di rimanere retorica in quello che, tra l’altro, è un momento particolare per la comunità ebraica di Milano: lo scenario internazionale da una parte e le elezioni per il rinnovo delle cariche che si terranno a novembre dall’altra. «L’antesemitismo», ribadisce giustamente Meghnagi, «si combatte nel presente e nel futuro, non solo con lo sguardo rivolto al passato». Le reazioni sono differenti: per De Marchi (che, in passato ha firmato l’ordine del giorno “All eyes on Gaza”) «quello che dice (Meghnagi, ndr) non protegge ma provoca, in quinta il dibattuto e alimenta odio e tensione sociale. Le sue parole sono un insulto alla Storia, alla memoria e al presente»; mentre per Primo Minelli, ossia il presidente dell’Anpi milanese, quello stesso Anpi che il 25 aprile apre le sue file alle sbandierate palestinesi, gli esponenti della comunità ebraica dovrebbero dimostrare «una presa di distanza chiara e distinta dalle deliranti parole di Meghnagi che cercano di consegnarsi nelle mani di Meloni» e che sarebbero un «tentativo di difendere il criminale comportamento di Netanyahu. Ma noi sappiamo che tanti ebrei milanesi non condividono queste posizioni». Invece «sono stupito dalla mancanza di analisi della sinistra sulle cause dell’antisemitismo contemporaneo», commenta invece Davide Romano, il direttore del Museo della Brigata ebraica: «Mi pare folle che si veda solo quello di estrema destra e non quello degli estremisti islamici e di sinistra che sta colpendo gli ebrei in tutto il mondo ormai quotidianamente. Non hanno il coraggio di guardare “il proprio album di famiglia”, parafrasando Rossana Rossanda». Che di certo non votava Meloni e il cui riferimento, a sinistra del Pd, qualcuno dovrebbe cogliere.

tag

Ti potrebbero interessare